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Ancora follia, violenza e pericolo in carcere a Viterbo. Lo denuncia Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato autonomo polizia penitenziaria. «Un detenuto dove recarsi in videoconferenza e pretendeva che presenziasse anche un secondo ristretto, che però non aveva alcun titolo a partecipare - racconta Somma - gli agenti addetti hanno fatto presente il fatto e i due, per tutta risposta, hanno aggredito i poliziotti che sono poi dovuti ricorrere alle cure dei sanitari. La cosa grave è che nei confronti dei due aggressori non è stato preso alcun provvedimento, tanto che sono stati fatti rientrare nella loro Sezione di appartenenza. Questo è semplicemente assurdo».
Somma conclude che «come Sappe, ci chiediamo che prezzo abbia il senso del dovere e per quanto dovrà ancora andare avanti questa mattanza prima di vedere qualche intervento concreto. Con l’obiettivo di favorire una presa di coscienza da parte delle istituzioni su cosa quotidianamente viene sopportato dalla polizia penitenziaria, noi non smetteremo di raccontare cosa succede all’interno delle carceri del Paese, tuttavia, la sordità delle Amministrazioni e dello Stato è sempre più sconfortante». Per il segretario generale del Sappe, Donato Capece «la situazione di ingovernabilità delle carceri della Nazione è sotto gli occhi si tutti e la nostra denuncia è purtroppo confortata dai gravi episodi avvenuti nel carcere di Viterbo. Servono regole ferree per ristabilire ordine e sicurezza nelle carceri, attuando davvero quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta. Qui serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci».