LADISPOLI – Non mollano di un centimetro e anche ieri, gli agricoltori del presidio di Torrimpietra, si sono mossi dalla via Aurelia per andare a protestare nella Capitale. Dopo aver raggiunto il Campidoglio con striscioni e slogan hanno lanciato l’ennesimo segnale forte e chiaro. Si sentono abbandonati non solo dall’Europa ma anche dalla politica italiana che non riesce a trovare delle contromisure per risollevare una categoria a pezzi. “Meno cari armati, più campi coltivati” è uno dei messaggi esposti dalla delegazione. Nessun politico però è sceso per ricevere la categoria, nemmeno per una pacca sulle spalle. «No, nessuno si è presentato – afferma Roberto Seri, agricoltore dei Monteroni di Ladispoli – eppure noi le nostre richieste le abbiamo avanzate a cominciare dalla garanzia del costo di vendita. Faccio un esempio: se il latte costa 59 centesimi al litro per produrlo, non si può vendere al consumatore a 51 centesimi». Sono tanti altri però i punti in discussione. «Bisogna rivedere le agevolazioni sui carburanti – prosegue Seri – ma anche il controllo delle merci importate. D’accordo la libera concorrenza ma in questo modo si vanificano gli sforzi sulla qualità dei prodotti di nostra produzione». Ieri si è parlato anche dei danni provocati dai cinghiali alle coltivazioni (non è esente il territorio ladispolano) e dei costi esorbitanti per semi e mangimi, oltre che dei ricavi dimezzati. Dal governo nessuna risposta mentre aumenta il malcontento a Torrimpietra dove ci sono realtà di Ladispoli, Cerveteri e Fiumicino.

In questi giorni potrebbero arrivare ulteriori trattori e poi in agenda anche altre iniziative di protesta come creare disagi sulla statale in direzione Roma. Per gli imprenditori agricoli è importante mantenere il presidio fin quando non vedranno nero su bianco le soluzioni ai punti della loro mobilitazione.

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