MONTALTO DI CASTRO – Un blitz antindrangheta tra la Calabria e altre regioni d’Italia (Lazio, Piemonte e Lombardia), coordinato dalla Dda con il supporto dei carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro e del Ros, ha portato all’arresto, questa mattina, di 44 persone15 in carcere e 29 ai domiciliari, indagate per “associazione di tipo ’ndranghetistico, procurata inosservanza di pena, traffico di armi e vari reati contro la persona e il patrimonio aggravati dalle finalità mafiose, nonché scambio elettorale politico mafioso e violazioni in materia di stupefacenti”.
Tra i destinatari della misura cautelare, anche amministratori locali, tra cui il sindaco di Badolato, comune della fascia ionica catanzarese, Giuseppe Nicola Parretta, amministratore anche di Torre di Maremma a Montalto di Castro, oltre che titolare di uno studio di amministrazione di comunione consortile di Roma.

L'inchiesta avrebbe colpito cosche di 'ndrangheta operanti sulla costa ionica catanzarese

Tra gli arrestati stamane, oltre al sindaco di Badolato, accusato di scambio elettorale politico-mafioso, il suo vice Ernesto Maria Menniti, ed il presidente del consiglio comunale Maicol Paparo; due assessori sono invece finiti ai domiciliari Antonella Giannini e Andrea Bressi.

L’indagine, condotta anche attraverso complesse attività tecniche, ricostruirebbe l’operatività della locale di ’ndrangheta di Guardavalle (CZ), attiva nel soveratese e con ramificazioni al Centro-Nord Italia, dedita a estorsioni, danneggiamenti, traffico di armi, violazioni in materia di stupefacenti, nonché al condizionamento della P.A..
Nel corso delle indagini, sono stati rintracciati e arrestati 3 latitanti, tra cui Cosimo Damiano Gallace, 64enne, vertice della cosca e bloccato il 7 ottobre 2021 in un bunker realizzato all’interno di un impianto di calcestruzzo di Isca sullo Ionio (CZ).
Le indagini hanno quindi ricostruito, anche grazie all’analisi delle chat emerse dai criptofonini (tecnologia SkyECC) in uso ai sodali, il ruolo di una famiglia di imprenditori edili di Badolato (CZ) nella «gestione« della latitanza di Gallace, al quale venivano garantiti vitto e alloggio in bunker, realizzati ad hoc e dotati di videosorveglianza/allarme, nonché il trasporto negli spostamenti suoi e degli stretti familiari.

Gli investigatori dell’Arma avrebbero ricostruito le attività del sodalizio dedito al controllo del territorio e dell’economia locale attraverso estorsioni e furti, nonché la detenzione di marijuana, la coltivazione di cannabis, la detenzione e il porto in luogo pubblico di armi e il traffico di armi, anche da guerra, provenienti da Serbia, Montenegro e altri Paesi.
Sarebbe  stato ricostruito lo scambio elettorale politico-mafioso in occasione delle elezioni comunali di Badolato tenutesi nell’ottobre 2021 ma anche l’ingerenza della cosca e della famiglia imprenditoriale nelle decisioni di quell’amministrazione.
Sarebbe emersa, infine, l’intestazione fittizia delle aziende dei fiancheggiatori e le cointeressenze della locale nei loro affari imprenditoriali, tra cui l’interesse della cosca alla realizzazione di un metanodotto nel foggiano.

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