CERVETERI - C’è rabbia negli occhi dei cittadini di Cerveteri che increduli ancora non si capacitano della morte di Marco Vannini, un giovane per i più pieno di energia ed allegria, strappato alla vita a soli 19 anni in circostanze ancora da chiarire. Non lo accettano gli amici, non si danno pace i genitori avvolti in un gelido silenzio. Una pallottola di una calibro nove, partita forse per sbaglio dal padre della sua fidanzata Martina, Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina militare, che lo ha colpito alla spalla e poi è scesa fino a raggiungere il cuore di Marco, deceduto ancora prima di arrivare all’ospedale romano dove era in procinto di essere trasferito in elicottero. Intanto oggi è il giorno del dolore, per l’ultimo saluto a quel ragazzo-bagnino che tanto voleva diventare carabiniere. La cittadinanza potrà raccogliersi attorno al dolore di familiari ed amici che piangono una morte troppo prematura. Oggi fino alle 12 sarà allestita la camera ardente presso l’ospedale romano Sant’Andrea, poi la salma partirà alla volta di Cerveteri dove alle 16, nella chiesa della Santissima Trinità, si svolgeranno i funerali. A celebrarli sarà il cappellano militare dell’Arma dei carabinieri, amico di famiglia, per rendere omaggio a quel giovane che non è riuscito a coronare il suo sogno di vestire la divisa. La mamma di Marco, distrutta dal dolore, ha annunciato che non ci saranno fiori, ma solo donazioni che verranno poi devolute in beneficenza. «Vogliamo la verità», continuano ad escalamare gli zii di Marco. Tutta la città si stringe attorno al dolore della famiglia. Anche il Sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci ha voluto far sentire la sua vicinanza alla famiglia di Marco. «Sto seguendo con apprensione gli sviluppi di questa vicenda. Pensare ad una morte così assurda a soli 19 anni mi addolora e sono sicuro che come me tutta la cittadina di Cerveteri è vicina alla famiglia di Marco». E gli interrogativi, intantono, attendono risposte. Cosa è successo nella villetta in via A. De Gasperi quella notte? Come è partito il proiettile? C’è stato un ritardo nei soccorsi? Perché un militare esperto stava pulendo l’arma in bagno mentre il giovane all’interno stava facendo la doccia? Tutto è ancora da chiarire. Massima prudenza da parte dei legali. L’avvocato Andrea Miroli, che difende Ciontoli, ha tenuto a precisare che è stato rilasciato, e non c’è alcuna scarcerazione. «Il mio assistito non è stato mai detenuto e quindi nemmeno scarcerato. Si è trattato di un fermo al fine di poter avere la versione dei fatti del mio assistito. Il pm, alla luce delle dichiarazione rese, non ha ritenuto opportuno emettere un provvedimento restrittivo o comunque confermare il fermo». Il legale inoltre conferma il fatto che ci sono state più telefonate di soccorso al 118. Sarà la Procura a valutare, in base alle analisi sui tabulati telefonici, le registrazioni e i tempi contenuti nelle stesse. Miroli offre anche un nuovo particolare sulla vicenda. «Le confermo che l’evento è accaduto in bagno», ha dichiarato ieri lo stesso avvocato alla trasmissione ‘‘Da mattina a sera’’ di Provincia Tv. Il corpo del giovane Marco, ha confermato l’avvocato, è stato infatti ritrovato in un posto diverso da dove è avvenuto lo sparo, vale a dire nei pressi dell’ingresso. Per Miroli: «La famiglia in attesa dei soccorsi avrebbe portato il ragazzo nei pressi della porta di ingresso per facilitare le operazioni di soccorso». Ciontoli, denunciato a piede libero per omicidio volontario su richiesta del pm Alessandra D’Amore, al momento sarebbe fortemente provato dall’accaduto. «Il mio assistito - aggiunge Miroli - è in uno stato di costernazione, aveva un rapporto filiale con la vittima. Subito dopo il dolore dei genitori di Marco viene quello della famiglia del mio assistito». Non si sbilanciano neppure i legali della famiglia di Marco Vannini, gli avvocati Celestino Gnazi e Mauro De Carolis. Un rigoroso silenzio per permettere la regolare prosecuzione delle indagini i cui atti sono stati secretati. «Siamo presenti nel procedimento come parte offesa - dichiara l’avvocato Celestino Gnazi - c’è un’indagine in corso. Ci fidiamo degli inquirenti e della giustizia. Martedì a Roma è stata eseguita l’autopsia sul corpo di Marco, un’autopsia che ci darà molte risposte importanti». «Rimane la questione - continua l’avvocato Gnazi - che ciò che è successo, la morte del ragazzo, è umanamente inaccettabile. Non sappiamo ancora nulla della dinamica di fatti ma noi legali, e soprattutto la famiglia, vogliamo la chiarezza e la giustizia prima di tutto». Della stessa posizione anche l’avvocato Mauro De Carolis. «Stiamo assistendo la famiglia in questa fase interlocutoria per costituirci parte civile - dichiara il legale - non possiamo fare molte dichiarazioni, siamo in una fase delicata. Attenderemo i risultati dell’autopsia che saranno pronte tra circa 60 giorni». CERVETERI – Intanto ieri sera alla trasmissione "Chi l'ha visto" sono emersi importanti dettagli soprattutto sulla fase dei soccorsi Dettagli che, se venissero confermati aggraverebbero non di poco la posizione di Antonio Ciontoli e della sua famiglia. Al programma, in collegamento diretto da sotto casa di Marco, sono intervenuti l'avvocato Celestino Gnazi ed un cugino di Marco. La prima telefonata è partita dalla famiglia Ciontoli al 118 alle 23:40. Nella conversazione con l'operatore del 118 sarebbe stato richiesto un intervento per un ragazzo colto da malore per un forte spavento. Nella telefonata non si farebbe riferimento al ferimento. Al termine della chiamata però si annulla l'intervento. Sarebbe poi arrivata invece una seconda chiamata di soccorso alle otto minuti dopo la mezzanotte, vale a dire 28 minuti dopo la prima richiesta. In questa seconda chiamata, sempre secondo le notizie fornite dalla redazione del programma, si parlerebbe invece di una ferita, ma si ometterebbe che questa sia stata provocata da arma da fuoco. Proprio per la mancanza di questi dettagli la chiamata sarebbe partita per codice verde, il codice con urgenza bassa. La conduttrice ha sottoposto all'avvocato Celestino Gnazi, uno dei due assistenti della famiglia di Marco Vannini, la ricostruzione e l'avvocato Gnazi, che durante tutta la puntata ha mantenuto la massima riservatezza, non ha smentito la ricostruzione. Il legale, in un inciso, ha anche lasciato trapelare che per gli avvocati della difesa il lasso di tempo sarebbe anche superiore ai 28 minuti.