LADISPOLI - Viola Giorgini spezza il silenzio nel quale è rimasta chiusa per otto lunghi mesi e scrive una lettera ai genitori di Marco Vannini, il 19enne di Cerveteri morto poche ore dopo essere stato colpito da un colpo di pistola, una calibro nove a canna corta, di proprietà di Antonio Ciontoli, un sottufficiale della Marina in forze al Rud e padre di Martina, la fidanzata di Marco.
Viola, fidanzata di Federico, fratello di Martina, la sera della tragedia, il 17 maggio scorso, era presente in casa, nella villetta di via De Gasperi, a Ladispoli, insieme a tutti gli altri componenti della famiglia (Antonio Ciontoli con la moglie Maria Pezzillo, Marco Vannini, Martina e Federico Ciontoli e Viola Giorgini).
Nella lettera, inviata ieri con ricevuta di ritorno, come specifica Panorama, la ragazza in sostanza dice di sapere che Valerio e Marina ( genitori di Marco) si arrabbieranno quando la leggeranno, ma in ogni caso dice anche di voler far sapere a loro che tutto ciò che è successo le è passato sopra. Non mi sono accorta di niente - riferirebbe in sostanza Viola nella lettera - descrivendo qualcosa più grande di lei: la morte di Marco, gli avvocati, il tribunale. Se mi darete la possibilità vi fornirò delle spiegazioni quando tutto sarà finito. Negativa la reazione dei genitori di Marco.
Secondo quanto riportato da Panorama, le parole di Viola sarebbero state giudicate troppo generiche e aride. Marco, a parti invertite, l'avrebbe salvata. Mentre tu, insieme con gli altri, lo hai lasciato morire, sarebbe la sostanza di una lettera di risposta di Valerio e Marina.
Intanto è attesa per il 9 febbraio l'udienza preliminare davanti al giudice chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura di Civitavecchia. Il pm Alessandra D'Amore ha formulato l'ipotesi di concorso in omicidio volontario, sorretto dal dolo eventuale, per tutti i presenti quella sera, tranne che per Viola, nei confronti della quale l'ipotesi di reato è stata derubricata nella sola omissione di soccorso.
La ricostruzione dei fatti è ormai nota: intorno alle 23 del 17 maggio Marco telefona ai genitori per dire che si fermerà a dormire a casa della compagna, come spesso faceva. Venti minuti dopo circa, viene ferito con un colpo d’arma da fuoco, la pistola Beretta di Antonio Ciontoli, il sottufficiale inquadrato nei servizi segreti. L'uomo parla di incidente avvenuto nel bagno, mentre Marco si stava lavando. I soccorsi vengono attivati con ritardo e ad essi viene omesso che si tratta di una ferita da arma da fuoco, ma si parla di ferimento con la punta di un pettine. Marco muore qualche ora più tardi al Pit di Ladispoli.