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Si oppongono agli espropri per far spazio al parco eolico tra Arlena di Castro, Cellere e Tuscania. Per questo alcuni proprietari dei terreni hanno presentato un ricorso straordinario al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un ricorso straordinario per bloccare a tempo, quasi scaduto, gli espropri.
Domani, infatti, è prevista l’immissione in possesso di cui si chiede al capo dello Stato l’annullamento previa sospensione.
Il ricorso, presentato dall’avvocato Emilio Lopoi che rappresenta i proprietari, è stato promosso anche contro la Provincia di Viterbo, la Regione Lazio, i ministeri dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, delle imprese e del made in Italy, delle Infrastrutture e del Trasporti e della società Alerion Arlena srl di Bolzano.
Nel ricorso viene spiegato che lungo il tracciato del cavidotto è presente un’edicola religiosa votata al culto della Croce Cristiana, “da sempre considerata dalla cittadinanza tuscanese con particolare devozione, e citata in molte mappe curiali. Edicola che verrebbe inesorabilmente distrutta dal passaggio del cavidotto”.
Nel ricorso si evidenzia, inoltre, che il percorso del cavidotto interseca a nord ovest altri cavidotti. “Quindi - sottolinea il legale - con un minimo di programmazione, si sarebbe potuto concertare, ipotesi peraltro ancora del tutto realizzabile, l’utilizzo dei cavidotti esistenti per giungere alla sottostazione Terna con risparmio di risorse, territorio, inquinamento”. Il progetto, a cui ci si oppone, prevede la costruzione e l’esercizio di un impianto per la produzione di energia elettrica da fonte eolica denominato ‘La Banditaccia’, avente potenza nominale pari a 29,4 mega watt, da realizzarsi nel comune di Arlena di Castro e relative opere connesse ed infrastrutture indispensabili nei comuni di Arlena di Castro, Tuscania e Cellere.
«”Non è pensabile – si legge ancora nel ricorso straordinario - che a ogni società che intenda installare in zona, fosse anche un singola pala eolica, le venga consentita la possibilità di tracciare i cavidotti sul tutto il territorio fino alla stazione di dispacciamento. In questo caso, il territorio diventerebbe null’altro che un enorme zona di scavo attraversato da migliaia di percorsi sotterranei che ne impedirebbero qualsivoglia utilizzo”.