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CIVITAVECCHIA – «A Civitavecchia, si testerà la capacità del paese di affrontare la decarbonizzazione con proposte concrete per un nuovo modello di sviluppo: ma è un disastro annunciato».
Ne è convinta la Legacoop Lazio che sottolinea come, dopo decenni di servitù energetica in favore dell'Italia, la progressiva chiusura della Centrale termoelettrica a carbone di Torre Valdaliga Nord ha già prodotto uno stillicidio che ha tramortito imprese cooperative e lavoratori dell'indotto, senza offrire con le dovute tempistiche né a loro né alla città risposte concrete sulle alternative indicate dalla comunità e dalle parti sociali.
«Ancora nessun avanzamento – proseguono – in merito all'hub per un parco eolico off-shore connesso a una hydrogen valley e ad un centro tecnologico, né alcuna mossa in merito all'annunciata pubblicazione di un bando per la manifestazione di interesse di potenziali investitori per nuovi progetti da valutare per la città. E nel frattempo, nel sostanziale immobilismo e nel silenzio che circonda questa emergenza nazionale, sul territorio si infierisce annunciando informalmente nuovi tagli al budget per le imprese che operano nella centrale, dando seguito a una politica che ha visto gradualmente già una sostanziale decurtazione delle commesse e dei lavoratori che vi erano impiegati. È inaccettabile che si prendano decisioni autonome, a dispetto di un processo in atto che è coordinato dal ministero del Made in Italy e delle imprese e dal ministero dell'Ambiente, procedendo indifferenti verso una data, quella del 31 dicembre 2025, che è solamente simbolica perché i licenziamenti progressivi e le decurtazioni dei budget hanno già messo in ginocchio le imprese e i lavoratori».
«Si chiede il rispetto di un processo in atto, la cui regia è affidata ai ministeri, che ancora non si è concluso, durante il quale, tra l'altro, Enel ha tenuto a dare molteplici rassicurazioni, impegnandosi nei confronti delle imprese dell'indotto, dei lavoratori e del territorio - ha dichiarato Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio-. Ci appelliamo perciò alla coscienza di ciascun attore coinvolto nel percorso di sviluppo che dovrebbe portare al successo di questa fase di transizione energetica, affinché non ci siano iniziative individuali, autonome e non annunciate nelle dovute sedi, che vadano a infierire ulteriormente sulla già difficile situazione delle imprese che garantiscono i livelli occupazionali».
«Le cooperative associate a Legacoop Lazio e attive nell'indotto sono già da tempo a rischio chiusura e non possono riuscire a fronteggiare ulteriori colpi di coda. Si chiede perciò il rispetto degli accordi presi, nella tutela delle imprese a rischio di sopravvivenza e dei loro lavoratori» ha concluso Dario Bertolo, responsabile Legacoop Lazio Nord.
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