LADISPOLI - Le deposizioni di Viola Giorgini e Federico Ciontoli riaprono tanti interrogativi nel mistero della morte di Marco Vannini.
Da quanto dichiarato oggi emergono contraddizioni sia all’interno delle loro versioni sia rispetto alle quelle fornite dalle persone ascoltate dalla corte.
Viola e Federico raccontano due aspetti dei fatti collimanti in alcuni punti chiave, ma su altri sono discordi.
IL COLPO - Sia Viola che Federico si collocano nella cameretta di quest’ultimo nel momento in cui Ciontoli avrebbe esploso il colpo mortale verso Marco. Viola parla di uno stato di dormiveglia e del fatto di non aver riconosciuto la natura del rumore. I due scendono e Antonio Ciontoli non avrebbe consentito l’accesso in bagno, racconta Viola, perché Marco era nudo. Un fatto questo non emerso dal racconto di Federico il quale dice che entrando oltre ad Antonio Ciontoli c’era anche Martina. Un racconto che dimostra la debolezza della scusante che Antonio Ciontoli avrebbe usato per impedire tra l’altro l’accesso dell’unico altro uomo in casa. Maria e Viola in questa fase rimarrebbero fuori dal bagno fintantoché Federico non esce dal bagno con in mano le pistole. A quel punto tutti avrebbero chiara la situazione dentro al bagno. Federico ricostruisce sia la posizione di Marco all’interno della vasca, Antonio Ciontoli, a lato che parlava con il ragazzo e Martina, tra il bidet e la vasca. Le pistole erano a terra.
I SOCCORSI - Per Federico è Antonio Ciontoli a portare Marco in camera da letto e lo descrive nudo. Martina avrebbe preso qualcosa per coprirlo, mentre si scoprirà successivamente che Maria si era anche preoccupata di asciugargli i capelli, un dettaglio chiaramente altisonante rispetto alla concitazione della situazione ed alla sua gravità.
Nel soccorrere Marco, tutti avrebbero un ruolo, compresa Viola che va a prendere dell’acqua e dello zucchero. Viola avrebbe visto sul braccio di Marco un segno e dice «vidi un segno sul braccio non un foro di proiettile». Un’affermazione circoscritta e precisa che stride collocata in uno scenario in cui 5 persone vedendo pistole, bossoli, un giovane moribondo stanno credendo ad un colpo d’aria. Cinque persone che starebbero collaborando per far riprendere un giovane da uno shock per uno spostamento d’aria in un contesto in cui sono presenti due pistole ed un bossolo. Ma qui arrivano le prime prese di distanza nei confronti di Antonio Ciontoli sul qualche anche Viola concentra spesso le responsabilità. Federico si dice sospettoso della versione del padre e, grazie a nozioni che avrebbe appreso dai film, pensa alla possibilità di un vero e proprio colpo d’arma da fuoco. Parole che sono state pronunciate da uno studente della Scuola Militare Nunziatella diplomato con ottimi voti. E sulla conoscenza delle armi, smentita da Federico, emerge però a domanda dell’avvocato della parte civile Celestino Gnazi che quest’ultimo ha preso parte ad un campo estivo sparando con armi. Dai due racconti risalta poi in maniera unidirezionale che la persona restia a chiamare i soccorsi fosse proprio Antonio Ciontoli al punto che una volta convinto a telefonare racconta una seconda versione e si preoccupa di poter andare anche lui in ambulanza.
IL PIT ED IL RAPPORTO CON I CARABINIERI - Ma oltre alle contraddizioni interne alle due versioni, a volte contrastanti a volte collaterali sui ruoli all’interno della casa, emergono dei clamorosi contrasti con quanto dichiarato da altri testi che hanno già deposto in aula. Sia Viola che Federico smentiscono il fatto che nessuna informazione sia stata fornita ai diretti interessati circa la situazione di Marco se non il fatto che ad un certo punto è morto. Federico e Viola parlano invece di scambi di opinioni con le persone al PIT comprese forze dell’ordine circa l’ipotesi del percorso fatto dal bossolo all’interno del corpo di Marco. I due chiamano più volte in causa il comandante della stazione Maresciallo Izzo che aveva escluso invece in maniera categorica che informazioni erano state date ai componenti della casa trattenuti in caserma. Un punto controverso questo sul quale addirittura Antonio Ciontoli intervenne in aula a valle delle deposizioni per fare luce sulla conoscenza di una ogiva nel corpo di Marco. Altro elemento è il fatto che Viola, dopo aver raccontato i fatti, sulla presenza della pistola e del bossolo dichiara di aver scoperto del colpo «vero» solo al PIT proprio su informazione ricevuta dai presenti tra cui il comandante Izzo che era in borghese.
LA PROSSIMA UDIENZA - Giovedì sarà il turno degli altri imputati. Mancherebbero all’esame ancora Martina Ciontoli, Maria Pezzillo e Antonio Ciontoli sul quale o nella realtà o nella strategia difensiva degli altri 4 imputati si stanno addensando le responsabilità della morte di Marco Vannini.