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LADISPOLI – Altri danni per via dell’erosione e nuovo appello dei balneari affinché si faccia presto con il piano delle scogliere finanziato più di 10 anni fa dalla Regione Lazio. È una corsa contro il tempo perché le spiagge, sia le libere che quelle gestite da privati, continuano ad essere divorate. L’autunno e l’inverno potrebbero aggravare la situazione ed è per questo che la categoria ha chiesto lumi alla classe politica locale nella speranza di ottenere buone risposte. In piccola parte qualche passo in avanti – come precisato da Palazzo Falcone – c’è stato. «Abbiamo avuto una serie di incontri e di colloqui – sostiene Filippo Moretti, consigliere comunale e delegato alle Aree protette del comune di Ladispoli – ma qualche aggiornamento c’è stato dopo le ennesime integrazioni che ci sono state chieste per la Via, la Valutazione d’impatto ambientale. Noi abbiamo esaudito le richieste degli uffici fornendo ogni tipo di documento per ottenere le autorizzazioni. Abbiamo sollecitato continuamente la Pisana perché siamo preoccupati per le sorti della nostra costa colpita da mareggiati fortissime anche in periodi dell’anno dove solitamente non avevamo mai avuto problemi». Moretti va cauto sulla tempistica per non creare false aspettative, ma non intende mollare la presa. «Confidiamo che a breve possa scattare il semaforo verde – prosegue – perché significherebbe procedere con il bando per poter eseguire i lavori delle scogliere antierosione che dovranno essere realizzate secondo dei criteri precisi per non creare danni a monte e a valle. Sono convinto che vinceremo questo battaglia, nonostante i tempi burocratici siano sotto gli occhi di tutti. Con la categoria dell’Assobalneari siamo sempre in contatto aggiornandoli passo dopo passo». Da salvare ci sono pure le spiagge libere e le aree naturali come quella della palude di Torre Flavia. Proprio nella riserva naturale si temono nuove invasioni dell’acqua marina nello stagno dell’oasi: sarebbe un danno incalcolabile per la flora e l’avifauna migratoria con diverse specie di uccelli protetti, tra cui fratini e corrieri, che rischierebbero di emigrare o sparire definitivamente. Come svelato da Corrado Battisti, gestore del monumento naturale, attualmente non ci sono atti ufficiali che inseriscono la palude nel piano anti-erosivo. Sull’altro versante, e cioè a Marina di Palo, il mare rischia di rosicchiare le dune sabbiose facendo riemergere scheletri e ossa, i resti degli antichi romani.
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