TARQUINIA - Campionamenti e analisi mirati sulla qualità delle acque del fiume, dei suoi affluenti e del mare in prossimità della foce; ma anche controlli approfonditi sul rispetto dei parametri di legge degli scarichi autorizzati, a partire da quelli degli impianti di depurazione; e verifiche a tappeto sul territorio per l’individuazione di eventuali scarichi abusivi. Fiume Marta sotto la lente d’ingrandimento delle unità specializzate chiamate a fare chiarezza sulle cause dell’inquinamento del corso d’acqua che sfocia nel mare di Tarquinia, provocando problemi proprio alla costa di Tarquinia.

E’ partita la task force che ha come obiettivo proprio quello di fare chiarezza, una volta per tutte, sulle cause dell’inquinamento e quindi sulla loro rimozione. La task force è stata avviata a seguito di numerosi esposti, su impulso del prefetto di Viterbo Antonio Cananà, e vede il coordinamento dell’Autorità di bacino dell’Appennino centrale. Ne fanno parte la Regione Lazio, l’Arpa, la Provincia e il comando provinciale dei Carabinieri di Viterbo che“si occuperanno di “monitorare il territorio, al fine di individuare le cause di inquinamento e intervenire per una loro rapida rimozione”.

Lo scorso 28 febbraio si è svolta una prima riunione di coordinamento organizzata dal prefetto di Viterbo e già dalla prossima saranno coinvolti anche i sindaci dei comuni interessati. Per ora sono intervenuti, oltre al prefetto e all’Autorità di bacino, tutti i soggetti istituzionali interessati: la Regione Lazio, l’Arpa Lazio, la Provincia di Viterbo, Egato Viterbo, il comandante provinciale dei Carabinieri forestali e il comandante provinciale dei Carabinieri. Erano inoltre presenti il presidente della commissione Ambiente della Camera, onorevole Mauro Rotelli e il presidente della Provincia di Viterbo Alessandro Romoli. Unanime l’analisi della situazione: “Il tema dell’inquinamento del fiume Marta e del litorale di Tarquinia deve essere affrontato in modo concreto, con azioni di prevenzione e repressione di reati, abusi e cattiva gestione dei reflui urbani”.

Il segretario generale dell’Autorità di bacino, Marco Casini, svolgerà quindi il ruolo di coordinatore tecnico dell’iniziativa e, in tale veste, ha già fissato un programma serrato di attività per affrontare il problema e dare una risposta in termini positivi entro l’estate. Le prime iniziative partiranno già da questo mese di marzo e riguarderanno appunto “lo svolgimento di campionamenti e analisi mirati per avere un quadro aggiornato e completo della qualità delle acque del fiume Marta, dei suoi affluenti e del mare in prossimità della foce. Al fine di associare fattori di pressione ed impatti, assieme alla ricognizione dello stato di qualità delle acque, saranno effettuati, da parte delle unità specializzate dell’Arma dei Carabinieri e dell’Arpa Lazio, controlli approfonditi sul rispetto dei parametri di legge degli scarichi autorizzati, a partire da quelli degli impianti di depurazione, e saranno effettuate verifiche a tappeto sul territorio per l’individuazione di eventuali scarichi abusivi o che determinano situazioni di disagio alla cittadinanza o di inquinamento”. Sull’inquinamento del fiume Marta, come si ricorderà è stato aperto un fascicolo da parte della Procura della Repubblica di Civitavecchia. L’indagine, coordinata dal pm Alessandro Gentile, ha avuto impulso dall’esposto-denuncia presentato a luglio 2022 dal sindaco di Tarquinia Alessandro Giulivi, all’indomani della diffusione dei dati sui rilievi effettuati da Goletta Verde di Legambiente, dai quali emergevano cariche batteriche oltre la soglia consentita. Dati che peraltro, in un secondo momento, vennero confermati anche dall’Arpa Lazio.

Nell’immediatezza dei primi dati di Goletta Verde di Legambiente – riportati da tutti i media, anche nazionali -, il sindaco Giulivi volle avviare un’azione a tutela del territorio, dando incarico all’avvocato Paolo Pirani di presentare un esposto-denuncia presso la Procura di Civitavecchia, competente per territorio, al fine di determinare eventuali responsabilità di una situazione di inquinamento che, oltre a danneggiare l’immagine del territorio a vocazione turistica, rischia di rappresentare un grave danno per l’ambiente e la salute. Il Comune di Tarquinia chiede infatti da tempo di fare chiarezza sulle cause esatte che possano determinare questa situazione di forte inquinamento alla foce del Marta: circostanza che si riconferma ogni anno. La presenza di batteri fecali registrati dai rilievi effettuati, quali Escherichia coli ed Enterococchi intestinali, riconducono proprio all’ipotesi di scarsa o assente depurazione. Un possibile inquinamento che potrebbe cioè giungere dagli impianti di depurazione di tutti quei Comuni situati a monte di Tarquinia che attraverso corsi d’acqua di varia natura raggiungono il fiume Marta.

©RIPRODUZIONE RISERVATA