CIVITAVECCHIA – La protesta degli agricoltori italiani ha fatto tappa, questa mattina, a Civitavecchia con un corteo di oltre venti trattori e un camion che hanno attraversato la città, paralizzando il traffico per ore.

I mezzi, provenienti da Capalbio, Civitavecchia e Torrimpietra, si sono radunati su via Martiri delle Fosse Ardeatine, creando un presidio prima di proseguire verso Roma, sfilando all’interno della città.

A parlare per il gruppo Salvatore Fais, agricoltore di Capalbio, che ha spiegato le ragioni di una protesta che dura ormai da oltre un anno: «Siamo tornati in strada perché il Governo, purtroppo, non ci ha ascoltato. Né il governo né le associazioni hanno fatto il loro dovere. Le motivazioni sono le stesse dell’anno scorso: chiediamo interventi per bloccare la concorrenza sleale e alleggerire la burocrazia che soffoca le nostre aziende».

I trattori, otto provenienti da Capalbio (uno dei quali caricato su un camion per un problema tecnico), si sono uniti ad altri dodici mezzi arrivati da Torrimpietra e a quattro da Civitavecchia. Insieme hanno sfilato dalla zona del Tribunale fino alla Mediana, causando rallentamenti significativi.

«Tra le tante criticità – ha aggiunto Fais – c’è il problema del quaderno di campagna elettronico, una vera buffonata che ci costa dai 300 ai 500 euro annui. Noi agricoltori vogliamo tutelare i nostri prodotti e il territorio, ma non possiamo essere sommersi dalla burocrazia».

La manifestazione, che ha visto il traffico cittadino congestionato fino al primo pomeriggio, rientra in un piano di mobilitazione più ampio che domani proseguirà lungo l’Aurelia, con l’obiettivo di arrivare a Roma. «Faremo un corteo fino a Piazza Irnerio», ha spiegato Fais, sottolineando l’importanza di agire contro «un mercato liberalizzato che favorisce i prodotti esteri a discapito dei nostri, senza rispettare le stesse normative».

Il corteo ha acceso i riflettori su questioni cruciali per il settore agricolo, dalla gestione delle risorse idriche alla revisione degli accordi di libero scambio.

«Non abbiamo visto - hanno spiegato gli agricoltori in una nota - nessun movimento per la revisione degli accordi di libero scambio, con prodotti agricoli esteri che entrano sul nostro mercato senza che rispettino le nostre normative. Non si può equiparare un prodotto agricolo estero ad uno italiano facendo finta, per esempio, che su quello estero non venga usato un fitosanitario vietato in Italia. Un’altra problematica su cui non abbiamo avuto riscontro, nessun risultato, nessuna idea di lavoro: nel 2026 è prevista la fine delle agevolazioni sul gasolio agricolo e non vorremmo trovarci con decisioni prese di fretta e male». Un movimento che, nonostante le difficoltà, continua a battersi per salvaguardare l’agricoltura italiana cercando di far sentire la voce di una categoria che troppo spesso viene ignorata, anche dagli altri cittadini, ma fondamentale per la sopravvivenza del paese e che meriterebbe sicuramente più considerazione.

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