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LADISPOLI – Per la Corrado Melone è una specie di rivoluzione: quest’anno addio al pasto da casa. Un dietrofront stabilito dal nuovo dirigente Francesco Panico. L’atto del precedente preside, Riccardo Agresti, andato in pensione la scorsa estate, è stato qualche modo cestinato. Circa un centinaio erano le famiglie nell’ultimo anno ad aver preparato un pranzo al sacco ai loro figli che per questo motivo non hanno usufruito della mensa scolastica. «Anche se alcune sentenze in Italia sono andate poi a favore del pasto da casa – è quanto chiarito da Margherita Frappa, assessore alle Politiche scolastiche del comune di Ladispoli - c’è da dire che bisognerebbe avere delle strumentazioni adeguate, come forni, microonde e frigoriferi che la scuola non può avere. In più la ditta Cir Food, che ha in gestione l’appalto, si era rifiutata di pulire le classi dove gli alunni consumavano il pranzo al sacco. E i bidelli, quest’anno, non volevano farlo nemmeno a pagamento. Da qui la nuova decisione che andrà ad uniformare il servizio». Alla Melone sono complessivamente 400 gli alunni che usufruiscono delle refezione scolastica. «Solo alcuni casi – aggiunge Frappa - hanno a che fare con famiglie alle prese con problemi economici. Ribadisco, come avevamo fatto anche in passato, che noi siamo sempre qui per ascoltare e valutare laddove ci fossero situazioni su cui poter intervenire». Palazzo Falcone ha messo a disposizione il nutrizionista, figure esperte per le allergie o per celiaci, mentre il menù è sempre comunicato prima ai rispettivi genitori. «Il Comune ha pagato ugualmente per pasti che non sono stati consumati. Poi alla fine considerato il buon rapporto di collaborazione con la ditta, possiamo dire che ci è venuta incontro», ci ha tenuto a precisare Frappa. Dopo le prime polemiche e perplessità di alcuni genitori, pare che la scelta della Melone sia stata digerita. «Questo perché – conclude Frappa – gli è stato comunicato che avrebbero dovuto firmare un foglio assumendosi loro stessi i rischi e non la scuola».
Il preside Agresti si era sempre battuto invece per consentire alle famiglie di poter scegliere come meglio fare per i propri figli sostenendo sempre di aver comunicato poi alla ditta il numero dei pasti da preparare per alunni e docenti prima che venissero cucinati. Resta da capire se ci saranno ora contromisure delle mamme.
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