CIVITAVECCHIA – Assolti, perché il fatto non sussiste. Si è chiuso con questa sentenza, a otto anni ormai dai fatti contestati, il processo di primo grado presso il Tribunale di Civitavecchia sulle presunte false fatturazioni alla Pas, la Port Authority Security, società partecipata al 100% dall’Autorità di sistema portuale.

Come si ricorderà a rispondere di peculato e falso ideologico erano Massimo Scolamacchia, allora responsabile unico del procedimento e membro del controllo analogo per conto dell’Autorità Portuale, Fedele Nitrella, ex direttore tecnico e responsabile dell’organo interno di supporto e verifica per la vigilanza sui controlli alle merci e passeggeri destinati al traffico nazionale ed internazionale di Pas e Stefano Gazzano, ai tempi amministratore unico della Pas.

I fatti risalivano al 2018 e, dopo un lungo dibattimento, con numerosi testimoni ascoltati in udienza e, soprattutto, dopo aver analizzato i documenti di un procedimento tecnico e documentale, fondato su una serie di carte alla base della lunga indagine durata circa tre anni e condotta dalla Polizia di frontiera, su delega della Procura della Repubblica, si è arrivati alla sentenza di assoluzione, con la formula più ampia possibile, quella della insussistenza dei fatti contestati. Lo stesso pubblico ministero, il dottor Roberto Savelli, nel corso della sua requisitoria aveva chiesto proprio l’assoluzione dei tre imputati.

«Con la sentenza di oggi si mette la parola fine - ha commentato l’avvocato Andrea Miroli, difensore di Stefano Gazzano - ad una vicenda che ha impattato notevolmente sulla vita di questi professionisti, negli ultimi sei anni, visto che i fatti risalgono al 2018. Vicenda che, almeno per il mio assistito, ha rappresentato una delle cause per cui si dimise dall’ente. Lo stesso pubblico ministero aveva richiesto l’assoluzione proprio per quanto emerso durante l’istruttoria dibattimentale».

Cifre, documenti, fatture e bilanci; ma anche responsabilità, controlli svolti o meno su servizi e corrispettive fatturazioni: attorno a questo si è mosso il procedimento penale. Sotto la lente degli investigatori fatture per complessivi circa 1,2 milioni di euro, emesse tra il 2016 ed il 2018, con l’indagine che prese le mosse dalla denuncia dell’ex amministratore unico di Pas Umberto Saccone il quale segnalò una serie di movimenti poco chiari, con assunzioni, consulenze e pagamenti che finirono al centro dell’inchiesta della Polizia della Frontiera.

«La sentenza rispecchia quanto sempre sostenuto da noi, fin dall’udienza preliminare - ha aggiunto l’avvocato Daniele Barbieri, difensore di Fedele Nitrella - il dibattimento ci ha dato ragione». Novanta giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza, «poi valuteremo - ha concluso l’avvocato Barbieri - un’eventuale ipotesi di richiesta di risarcimento danni».

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