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CIVITAVECCHIA – Una tempesta giudiziaria si abbatte sulla Guardia Costiera, coinvolgendo alti ufficiali della Capitaneria di porto di Civitavecchia e mettendo sotto accusa i rapporti privilegiati con un noto gruppo armatoriale.
La Procura di Genova ha infatti avviato una maxi inchiesta, guidata dal procuratore Nicola Piacente e dal sostituto Walter Cotugno, che ipotizza un grave intreccio di corruzione e frode nelle pubbliche forniture, con danni significativi per il Ministero delle Infrastrutture.
Al centro del caso ci sarebbero viaggi gratuiti o pesantemente scontati su traghetti diretti in Sicilia e Sardegna, offerti — secondo gli inquirenti — a numerosi ufficiali della Guardia Costiera in cambio di controlli "alleggeriti" sulle navi di un noto gruppo che include tre importanti compagnie di navigazione finite sotto la lente dell’Autorità giudiziaria.
Il sospetto è che una di queste abbia impiegato traghetti dotati di motori obsoleti, inquinanti e in alcuni casi persino manomessi, riuscendo così a garantirsi un vantaggio economico scorretto nell’ambito del contratto pubblico per i collegamenti con la Sardegna, in particolare con Porto Torres.
In seguito a queste ipotesi, ieri la Procura ha ordinato un sequestro preventivo pari a 65 milioni di euro.
Ma è soprattutto il fronte dei biglietti omaggio a svelare una rete di favori ben radicata. Secondo le indagini, sarebbero almeno 87 i titoli di viaggio distribuiti a condizioni anomale: alcuni completamente gratuiti, altri con forti riduzioni su tasse e diritti portuali.
Tra i beneficiari figurano numerosi alti gradi della Capitaneria di Civitavecchia, snodo cruciale per i controlli sulla flotta del gruppo attenzionato della magistratura.
Spicca, tra gli indagati, l’ex comandante della Capitaneria, che avrebbe usufruito di otto biglietti per un valore di 1.726,92 euro.
Seguono un capo nostromo con titoli per 1.945,64 euro, un nostromo locale con 16 biglietti del valore complessivo di 3.357,57 euro e un altro noto ufficiale con undici biglietti stimati a 908,70 euro.
Complessivamente, i titoli contestati ammontano a 19.817,41 euro.
L’indagine getta un’ombra pesante sul sistema di vigilanza dei trasporti marittimi, sollevando interrogativi sulla permeabilità dei controlli e sulla trasparenza nella gestione dei rapporti tra pubblico e privato in un settore strategico per la mobilità nazionale. L’inchiesta è tuttora in corso e l’intero comparto resta in attesa di sviluppi, mentre si prospettano nuovi interrogatori e possibili ulteriori indagati. Le persone indagate devono considerarsi innocenti fino ad eventuale sentenza di condanna definitiva.
A.I.