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Nessuno ha mai specificato se esiste, e quale sia, un numero preciso di partecipanti per stabilire quando lo stare insieme di un gruppo di persone può essere definito bivacco.
Se il parametro fosse quello dello scorso anno, quando una coppia di giovani che stava guardando delle foto appoggiata a una fontana venne multata, allora i raggruppamenti di persone che si radunano ogni pomeriggio-sera nei vicoli di San Faustino più che a bivacchi danno vita a dei mini rave.
Visto che si parte da un minimo di 5-6 persone per arrivare a superare la decina, tutte chiassose e rigorosamente munite di birra o alcolici. E, più raramente, anche di qualcosa da mangiare. Come dimostrano le cartacce lasciate a terra.
Gli “allegri” bivacchi sono ormai prassi consolidata sulle scalette di via Bellavista che si affacciano su via delle Piagge e anche un po’ più su, all'intersezione con via Lucchi, con buona pace delle ordinanze sindacali in materia di antibivacco e di vendita per asporto di birra e altro. La cosa singolare è che tali “raduni” di solito sono frequentati fino a verso le 17.30-18 del pomeriggio, poi si sciolgono per tornare in serata.
Come se i partecipanti avessero preso le misure agli eventuali controlli di polizia locale e forze dell’ordine e stilato una sorta di tabella di marcia con gli orari in cui è meglio allontanarsi. Per la serie: fatta la legge, trovato l'inganno. Così possono continuare a fare bellamente i loro comodi alla faccia di regole e norme varie.
E a testimonianza dello svolgimento continuo e costante dei loro mini rave ogni mattina restano le molte bottiglie abbandonate, i cocci di vetro e gli innumerevoli tappi disseminati per le vie.
Ieri pomeriggio, il violento temporale e la grandine che si sono abbattuti su Viterbo, hanno fatto desistere gli aficionados. Se dovesse essere pubblicata una guida su dove bivaccare, tra le aree più apprezzate rientrerebbe a pieno titolo anche la riqualificata piazza San Faustino, le sue panchine ma soprattutto i gradini della chiesa.
Il nodo focale di questa situazione, oltre alla sporcizia e il degrado che si lasciano dietro, è che il tasso alcolico dei frequentatori a volte funge da miccia per le risse, spesso dovute a futili motivi. E questo trasforma gli “allegri” bivacchi in un problema di sicurezza, con i residenti costretti a tapparsi in casa per non rischiare di incappare in situazioni pericolose.
Tanto che in molti sta aumentando la voglia di andarsene, di abbandonare e vendere - anche rimettendoci molto dal punto di vista economico - la casa dove sono nati e cresciuti per trasferirsi altrove. Per loro una ritrovata serenità, per il quartiere un corto circuito che lo renderebbe ancora più spopolato e degradato. Un punto di non ritorno.