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“Gravi irregolarità che rendono illegittimi gli atti assunti nella seduta comunale del 23 maggio, stante l’assenza del numero legale”.
E’ quanto scrivono le opposizioni nella lettera-esposto inviata a sindaca, presidente del consiglio comunale, segretaria generale e dirigente del secondo settore e, per conoscenza, al prefetto di Viterbo e alla Corte dei conti.
Nell’esposto, primo firmatario il leghista Andrea Micci, sottoscritto da Elpidio Micci, Laura Allegrini, Giulio Marini, Alvaro Ricci, Letizia Chiatti, Luisa Ciambella sono rappresentate le perplessità in merito alla validità del riconoscimento di un debito fuori bilancio da 1222 euro, approvato - rimarcano i consiglieri di opposizione - in mancanza di numero legale.
Debito di piccola entità, relativo a un contenzioso civile tra privati - un panificio e un condominio nel quartiere Santa Lucia - in cui l’amministrazione era intervenuta con un’ordinanza sindacale “per motivi di pubblica e privata incolumità” relativamente alle emissioni di fumo. All’udienza davanti al Tar, a cui uno dei privati si è rivolto impugnando l’ordinanza, il Comune non si è presentato e non si è costituito in giudizio. Da qui la condanna a pagare i 1222 euro. La minoranza in aula aveva criticato l’operato dell’amministrazione sia per aver emanato l’ordinanza sia per l’assenza all’udienza.
A far scattare la lettera-esposto però è stata l’approvazione della delibera, avvenuta con 16 consiglieri presenti in aula, compresa la sindaca, e un astenuto mentre la minoranza aveva abbandonato l’aula.
E nella lettera, evidenziando che “risultavano presenti in aula 16 consiglieri comunali, oltre il sindaco, rispetto ai 32 assegnati”, l’opposizione richiama l’articolo 47 del regolamento del consiglio comunale, che recita: “Per la validità delle sedute del consiglio è necessaria, in prima convocazione, la presenza di almeno la metà più uno dei consiglieri assegnati e, in seconda convocazione, la presenza di almeno un terzo dei consiglieri assegnati, senza computare a tal fine il sindaco”. E, stante all’interpretazione dell’articolo, per la minoranza, la seduta del 23 maggio, essendo in prosecuzione di quella del 21, sarebbe stata in prima convocazione.
“Appare evidente - afferma l’opposizione nella lettera-esposto - l’errore in cui sarebbe caduto il segretario generale, in palese violazione dell’articolo 47 del regolamento comunale. Avrebbe dovuto agire e, quindi, accertare che i presenti in aula erano in numero inferiore a quello previsto (16+1, non computando a tal fine il sindaco). Conseguentemente avrebbe dovuto avvertire il presidente del consiglio della mancanza del numero legale, e quest’ultimo sospendere il consiglio comunale. Invece è stata dichiarata valida la votazione, approvata la delibera e si è proceduto con una velocità mai riscontrata all’appello finale per la chiusura del consiglio comunale”.
A fronte di tali ragioni i firmatari della lettera-esposto invitano “il secondo settore a valutare la possibilità di sospendere la liquidazione del debito fuori bilancio di cui alla proposta di delibera di consiglio comunale come emendata e votata nella seduta del 23 maggio. Nonché le Signorie vostre, per quanto di rispettiva competenza, ad adottare eventuali atti necessari e utili al ripristino del possibile vizio di regolarità dell'atto, onde evitare possibili danni erariali a carico dell’amministrazione, ovvero un procedimento dinanzi all’autorità giudiziaria che comporterebbe un inutile aggravio di spese e costi per l’ente”.
La vicenda è tornata alla ribalta ieri nel corso della prima commissione, con la capogruppo di Fratelli d’Italia Laura Allegrini che ha chiosato: “L’unica strada
percorribile per l’amministrazione è agire in autotutela e ritirare l’atto”.