Il caso Arena con lo scontro interno a Forza Italia, focalizzato anche sul governo che guida la Provincia - che vede insieme agli azzurri il Pd e il Patto civico di Frontini - ha riaperto il dibattito sulle alleanze “anomale”.
Una sorta di dicotomia tra la strategia politica di Forza Italia a livello nazionale e regionale e quella a livello provinciale dove, quantomeno nel Lazio, il coordinatore regionale Claudio Fazzone sembra aver sdoganato il discorso delle alleanze anomale, eterogenee, su cui abbiamo chiesto lumi ad Alessandro Romoli, nella sua doppia veste di segretario provinciale e di presidente della Provincia di Viterbo.
«Nessuna dicotomia. Io ritengo che invece c’è una continuità perché nelle elezioni di primo livello, quindi quelle per il rinnovo delle amministrazioni comunali, Forza Italia in tutti i Comuni della provincia di Viterbo ma non solo, si è presentata nel centrodestra che è la nostra casa abituale. Governiamo in molte amministrazioni comunali con il centrodestra, penso a Civita Castellana, a Vetralla, abbiamo concorso a Tarquinia con il centrodestra, e in molti altri Comuni governiamo con il centrodestra».
Entrando poi nello specifico dell'amministrazione provinciale di Viterbo, Romoli sottolinea che «dobbiamo ricordarci sempre che la Provincia è un ente di secondo livello, è un ente che nel 2014 attraverso la riforma Delrio ha subito una grave “mutilazione”, oserei dire di carattere amministrativo istituzionale politico con una delegittimazione rispetto alla possibilità di vedere eletti, attraverso il suffragio universale, gli organi amministrativi. Oggi abbiamo una elezione che vede da una parte il consiglio provinciale con le sue liste e noi come Forza Italia abbiamo sempre lavorato a comporre la lista Azzurri per la Tuscia, una lista di Forza Italia autonoma e che quindi si è sempre presentata e ha ottenuto sempre un consenso tale per cui abbiamo eletto anche in questa tornata due consiglieri provinciali, e l’elezione del presidente che invece è su base nominativa. L’ultima volta abbiamo concorso io e Alessandro Giulivi e gli amministratori chiamati al voto barrava il mio nome o il suo. Dopodiché la Provincia come casa dei Comuni non è un’esperienza solo di Viterbo. C’è la necessità, stante il sistema elettorale e la non elezione diretta da parte del popolo, di trovare delle forme di coabitazione all’interno dell’amministrazione anche perché dobbiamo dare risposte unitarie ai Comuni. E su questo nessun partito precedentemente si era tirato indietro, anche coloro i quali oggi lo vedono come una lesa maestà. Al tempo - ricorda - tutti decidemmo di aderire all’invito dell’allora presidente Nocchi di poter creare la Provincia casa dei Comuni e sottoscrivemmo tutti quanti insieme, compresi Fratelli d’Italia e la Lega, un documento politico programmatico che ci vedeva voler affrontare i temi del territorio in modo unitario».
Una formula di gestione dell’ente Provincia che, tiene a rimarcare il presidente «non riguarda solo Viterbo ma anche le amministrazioni provinciali di Latina e di Frosinone per rimanere nel Lazio, dove governano insieme Fratelli d’Italia, Forza Italia e Pd ma è una cosa che succede nel 60-70% delle Province italiane dove, a seguito della riforma Delrio, è necessario creare delle alleanze che di fatto non costituiscono una comunanza di valori ideologici o di comunanza politica ma di necessità di assicurare risposte amministrative unitarie al territorio».
All’annotazione che in Provincia ci sarebbero stati i numeri, a parte i due civici che potevano essere “ballerini”, per dare luogo a una maggioranza tutta di centrodestra, Romoli replica che «intanto non è una questione di carattere numerico, perché le valutazioni che ho fatto prima attengono a considerazioni di carattere politico, cioè che occorre assicurare risposte unitarie a tutto il territorio. Il centrodestra oggi tra Fratelli d’Italia e Forza Italia vede l’elezione di sei consiglieri su 12, quindi un’ipotetica maggioranza di sei consiglieri più il sottoscritto che forse avrebbe retto numericamente in consiglio provinciale, stante la presenza di tutti, ma sicuramente non avrebbe retto nell’assemblea dei sindaci che è un altro organo dell’amministrazione provinciale dove il centrodestra è intorno forse al 38-40%. Quindi assolutamente insufficiente. Ricordo che l’assemblea dei sindaci esprime un parere anche sul bilancio di previsione, è un organo a tutti gli effetti dell’amministrazione, quindi non c’erano assolutamente le condizioni. Seconda cosa, e ancora più importante, io ho ottenuto con l’elezione a presidente il 68% dei consensi, che è un forte riconoscimento di fiducia e di mandato elettorale, e l’ho ottenuto da tutti i sindaci compresi i primi cittadini del Pd. Quindi riterrei che, in questa fase appunto perché la Provincia è la casa dei Comuni, ci dobbiamo mettere nelle condizioni per veramente rappresentare tutte le anime del territorio. Pertanto cozza la questione politica partitica con un ente che invece deve trovare un’altra forma di rispondenza, salvo che non si arrivi alla riforma della legge Delrio che io spero possa arrivare quanto prima, a suffragio universale. Una riforma che non dovrà guardare solo al ritorno del voto da parte dei cittadini ma anche alle competenze, alle risorse da dover riattribuire alla Provincia e a quel punto vale la pena ritornare a un sistema elettorale politico puro e quindi ci metteremo in competizione centrodestra centrosinistra o agagregazioni che comunque si distinguono» conclude Alessandro Romoli.