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«Il secondo libro nasce dalla proposta della casa editrice ma anche dalla necessità di tornare su alcuni temi de Il mondo al contrario, dalla persuasione che molta gente aveva strumentalizzato le mie frasi e decontestualizzate. Allora ritorno su quello che ho detto e fornisco la chiave di lettura originale dell’autore. Certa stampa si arroga il diritto di certa stampa di dire qual è il pensiero dell’autore». Esordisce così il generale Roberto Vannacci alle Terme dei Papi portato dal senatore Umberto Fusco per presentare il suo secondo libro ‘Il coraggio vince’ ma, soprattutto, per la parte finale della sua campagna elettorale. A moderare l’incontro la giornalista Claudia Conte. «Non ho mai rinnegato quello che ho scritto nel primo libro - continua, ma ho precisato. Molti non lo hanno nemmeno letto. Serve recuperare quella fetta di società che era ancora indecisa su di me e forse ci sono riuscito. Il libro è ambientato in uno studio televisivo di Mediaset in cui mi sono recato. Sono gli studi che ho frequentato più abitualmente da Giordano e da Del Debbio. Poi da Porro. Alterno fasi di interviste intrecciandole con gli elementi specifici della mia vita che mi hanno portato a pensarla in quel modo».
Sulla sospensione fatta dal servizio per decisione del ministro Crosetto, Vannacci è chiaro. «Non ho vissuto bene le sue dichiarazioni, nel campo militare non si lascia dietro nessuno. Mi sarei aspettato più discrezione. Io non ho rapporti col ministro a meno che non faccia parte del suo staff. Sono abituato che quando qualcosa non va passo al contrattacco e così ho fatto. Tutte le prime reazioni sono avvenute prima dell’uscita del libro, quando il 17 agosto è uscito il messaggio di Crosetto. Sono stato imputato prima ancora di capirne le cause. Ho fatto ricorso al Tar sul provvedimento disciplinare». Vannacci criticato anche sulle discriminazioni.
«Le discriminazioni nascono dal riconoscimento delle differenze non possiamo nemmeno dire, allora, che ci sono uomini e donne, bambini e adulti: le differenze rappresentano il motore dell’universo, senza differenze tutto sarebbe immobile. Non possiamo ignorare le differenze, non si possono annullare. Dobbiamo esaltare le differenze e sanzionare chi discrimina. Dire che una persona è nera o bianca non è discriminazione. Razzismo è riferito a concetti genetici, invece riconoscere la diversità è un atto dovuto perché si dipinge la realtà, ci stanno spingendo nella non riconoscibilità delle differenze. Io ho passato la mia vita a difendere popolazioni con pelle e cultura diversa dalla mia. Sarà mai possibile che io sia razzista».
Quindi la polemica sul simbolo della Decima proposto con quello della Lega. «Ce l’ho fatta a essere provocatorio. Walter Chiari era solito entrare a teatro e salutava il pubblico della prima ma soprattutto della decima. Decima flottiglia Mas è stato un reparto glorioso della nostra Marina dal 1939 al 1943, decorato della medaglia d’oro al valore militare. Mi sono riferito a loro e non alla Decima della Repubblica di Salò che ha operato in un contesto di guerra civile. Il messaggio è stato efficace. Continuano ad abboccare».
Non poteva mancare il dibattito sul tema dell’omosessualità e dei diritti. «E’ una delle prevaricazioni di cui si sono arrogati gli Lgbtq, il diritto alla percezione ce l’hanno solo loro, se domani mi dovessi percepire come una donna devo andare nei reparti femminili. Questo è quello che ci stanno dicendo. Il Ddl Zan diceva che esiste il sesso biologico però esiste anche la percezione del sesso, se mi sento diverso sono libero di farlo e tutto ciò ha un impatto reale sulla società. Se esiste questo diritto deve esistere per tutti, io rivendico il diritto all’identità d’età, allora».
Sulla proposta della reintroduzione della leva obbligatoria Vannacci dice che «era un rito di passaggio. Riproporre un servizio di leva come 30 anni fa è difficile per un problema di strutture. Una chiamata di leva sarebbe di 600 mila unità, oggi ce ne sono 200 mila. Proponiamo un sistema di servizio per la patria con forze dell’ordine, civile, ospedali, comuni». Sul tema delle classi separate è netto: «Non l’ho mai proposto. Stavamo parlando in un’intervista di famiglia e mi dice su dove vanno le mie figlie e io ho detto che sono un fautore della scuola pubblica più severa. Oggi si appiattisce tutto. Si devono mettere insieme persone con capacità simili e dare aiuti specifici a chi serve”. “Ho deciso di scendere in politica nell’ultima settimana prima della campagna elettorale – conclude Vannacci - formalizzata il 25 aprile da Salvini. Sono stato corteggiato da altre frange da quando ho pubblicato il mio primo libro: molti politici erano interessata a una mia discesa in politica e ho detto che ci avrei pensato. Il mio partito personale è stato messo in giro ma servono fondi e organizzazione e non ci ho mai pensato. Pensavo alle mie figlie di 10 e 12 anni perché vorrei dargli un futuro migliore: l’Europa attuale ci ha resi più insicuri e poveri, che ci vuole uniformare, che ci toglie soldi, Europa delle banche e della massificazione, che ha cancellato la croce, che vorrebbe tendere al multiculturalismo che è opposto al concetto di patria».
Alla fine arriva anche la telefonata di Matteo Salvini che saluta il pubblico e lancia Vannacci in Europa.