CIVITAVECCHIA – “Civitavecchia al centro del Mediterraneo. La Blue economy come volano di sviluppo delle politiche industriali del territorio”. È il tema attorno al quale, questa mattina a Molo Vespucci, si è svolto il dibattito promosso da Unindustria con relatori il presidente dell’Adsp Pino Musolino, il presidente del gruppo tecnico energia di Unindustria Giulio Natalizia, il ceo di Cfft Steven Clerckx e quello di Tankoa Yachts Vincenzo Poerio.

Ad introdurre l’argomento, fondamentale oggi per un territorio come Civitavecchia, è stato il presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, Riccardo di Stefano. Proprio su questo territorio, impegnato a governare il phase out dal carbone di Tvn – non solo una necessità ambientale ma una vera e propria occasione per ripensare la struttura economica di Civitavecchia e, di riflesso, della regione Lazio – si gioca la sfida legata all’economia del mare, come fattore determinante per la crescita, l’innovazione e la transizione energetica. Il porto, in questo senso, riveste un ruolo chiave.

Lo ha confermato il presidente dell’Adsp Pino Musolino, ricordando come attraverso l’avvio dei tanti cantieri oggi nello scalo – l’ultimo quello per l’apertura a sud destinato a cambiare radicalmente il volto del porto – si sta dando oggi una nuova credibilità, una competitività diversa, che significa coinvolgere le imprese e convincerle ad investire sul territorio. «Perché i porti – ha spiegato – non vanno più visti come meri snodi logistici, ma come dei grandi contenitori di imprese: abbiamo gli spazi e le professionalità per guardare oltre». E le imprese, con il loro dinamismo, stanno rispondendo presente. Per il presidente Natalizia, ad esempio, il “modello Civitavecchia” andrebbe preso come esempio. Nonostante i problemi che ancora affliggono le aziende, legati ad esempio a costi dell’energia del 40% superiori rispetto agli altri Paesi europei. «Servono strategie comuni – ha ricordato – strumenti per intercettare e governare i processi e per essere sempre più competitivi, cavalcando proprio la transizione energetica e vedendo nel mare l’alternativa di sviluppo concreta».

Cristiano Dionisi, Pino Musolino, Riccardo di Stefano
Cristiano Dionisi, Pino Musolino, Riccardo di Stefano

Cristiano Dionisi, Pino Musolino, Riccardo di Stefano 

Al tavolo anche i rappresentanti due aziende che non hanno certo alzato bandiera bianca, ma anzi hanno investito, scommettendo anche sul territorio. Cfft ha puntato sull’interporto, quando nessuno più forse ci credeva. E negli ultimi mesi ha deciso di intraprendere la strada dell’efficientamento e dell’autosufficienza energetica, puntando sull’idrogeno, sul fotovoltaico e andando verso la completa decarbonizzazione. «Un progetto ambizioso – ha confermato Steven Clerckx – il primo passo, sul quale stiamo già lavorando, è quello di de carbonizzare Cfft entro fine 2027, massimo prima metà del 2028. Abbiamo messo in opera la nostra prima gru elettrica e contiamo di sostituire anche le altre due, e progettiamo la realizzazione di un impianto di produzione di idrogeno verde, con elettrolizzatore da circa 3 MW, un impianto fotovoltaico di produzione di energia verde, un impianto di stoccaggio e di compressione dell’idrogeno prodotto».

E poi Tankoa Yacht, leader nel settore della cantieristica navale per magayacht di lusso, che si è affacciata da qualche mese in porto, grazie alla concessione per quattro anni dell’area ex Privilege dove lavorano già 70 unità. «Siamo impegnati su tre imbarcazioni sopra i 45 metri – ha spiegato l’ingegner Vincenzo Poerio – e contiamo di mettere in mare la prima ad aprile prossimo, per portarla poi a Genova. Civitavecchia ci ha messo a disposizione spazi che Genova non aveva più a disposizione e questa è una ricchezza per il territorio. L’industria nautica poi, si sposa bene con il turismo. Ecco, spero che Civitavecchia possa riuscire a sviluppare questo aspetto, diversificando e investendo nei vari settori. Ha tutte le caratteristiche per poterlo fare».

«È bello poter raccontare all’esterno il nostro porto ed il nostro territorio come realtà attrattive – ha quindi evidenziato Cristiano Dionisi, presidente ancora per qualche ora di Unindustria Civitavecchia, ma attuale presidente della Piccola industria e componente del comitato Economia del Mare di Confindustria nel suo intervento di chiusura – negli ultimi anni siamo riusciti a fare un lavoro di squadra importante, che oggi si rispecchia nel senso di positività che emerge. Le esperienze concrete di Cfft e Tankoa Yacht devono spingerci ad accogliere ancora altri imprenditori che vogliano investire su Civitavecchia, rafforzando l’idea che la blue economy è la chiave di sviluppo del territorio». Se l’assessore allo Sviluppo Economico Piero Alessi ha chiesto proprio alle imprese di fare uno sforzo in più, in questa fase di transizione energetica, riconoscendo il tempo perso in questi anni, da Dionisi e da Unindustria tutta è stata ribadita la volontà degli imprenditori di voler giocare un ruolo da protagonisti. Il tavolo che dovrà essere convocato a breve dal Mimit servirà per analizzare le diverse proposte progettuali presentate, «nessuna esclusa – ha concluso Dionisi parlando di rinfuse e di logistica, – a partire da quella da 700 milioni per un impianto innovativo, ad impatto zero, che andrebbe a trasformare carta, plastica ed alluminio in biocarburanti; gli stessi che servono per decarbonizzare il settore marittimo».