Quando si parla di boicottaggi Olimpici, vengono alla mente Mosca 1980 e Los Angeles 1984, due edizioni consecutive che sono entrate nella storia per l’assenza dei paesi capitalisti nella prima e comunisti nella seconda. In realtà il tema dei boicottaggi olimpici proviene da molto lontano.


Già nelle Olimpiadi “antiche” ci furono esempi di assenze di delegazioni di città importanti della Grecia in polemica contro qualche altra polis.


Nell’era moderna venne organizzato il primo vero boicottaggio ad opera di 27 paesi africani (con l’Iraq) nell’edizione di Montreal 1976. Il boicottaggio era dovuto a una protesta extra-sportiva nei confronti della Nuova Zelanda, rea di essere volata in Sudafrica dell’apartheid per giocare alcune partite di rugby contro le formazioni locali.


Il Sudafrica, per inciso, era stato sospeso dalla partecipazione olimpica già dall’edizione di Roma 1960. Incolpando il CIO per non aver preso provvedimenti, i paesi africani non presero parte alle Olimpiadi.


Storia vuole che pochi si ricordino questo evento poiché tale assenza non mise in difficoltà le gare sportive, a esclusione di quelle dell’atletica, visto la scarsa presenza di atleti africani nel panorama internazionale sportivo. Le 3 edizioni olimpiche (1976, 1980, 1984) furono il fulcro delle polemiche e delle proteste extra sportive nel pieno della guerra fredda tra le due superpotenze di allora, USA e Unione Sovietica.


Per la prima volta fu chiaro a tutti come politica e sport correvano su due binari paralleli.


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