Le autorità coreane vedevano nei Giochi di Seul 1988 una sorta di legittimazione interna e internazionale (la Corea del Sud era un bastione americano), la possibilità di proteggersi politicamente dagli attacchi politici della Corea del Nord e la chance di mostrare al mondo il progresso tecnologico del Paese (poi ribattezzato Tigre Asiatica). Vi era, però, la perdurante assenza di relazioni con trentasette paesi comunisti, l’instabilità politica e l’ufficioso stato di guerra con la Corea del Nord, fattori che preoccupavano non poco il CIO. Si arrivò a due proposte: che le due Coree marciassero sotto un’unica bandiera alla cerimonia di apertura e che a Pyongyang si svolgessero le gare di tiro con l’arco e di ping-pong, gli sport più popolari nella Nord Corea. Nel febbraio 1987 quando il regime comunista annunciò che accettava le proposte del CIO a condizione di volere anche le competizioni del calcio, la Corea del Sud protestò ampiamente, e in una nota stizzita, il CIO affermò che «l’offerta era stata generosa, colma di importanza storica per il paese nordcoreano e che non si poteva chiedere di più».Il regime di Pyongyang attuò quindi il boicottaggio, cercando approvazione anche negli altri paesi comunisti, ma URSS e RDT non vollero perdere un’altra edizione dopo quella del boicottaggio di quattro anni prima a Los Angeles ‘84 e lasciare la vetrina solo agli americani. L’URSS, con la politica di Gorbaciov, voleva perseguire una nuova distensione delle relazioni internazionali con gli altri paesi, in primis gli USA di Reagan. Con le nuove parole d’ordine glasnost e perestrojka (trasparenza e ristrutturazione) cercò con accordi internazionali di ridurre gli armamenti nucleari da ambo le parti e di intensificare gli scambi culturali, economici e sportivi. Si impegnò pubblicamente per la più ampia partecipazione di paesi ai Giochi Olimpici in sede coreana. Solo Albania, Cuba, Etiopia, Madagascar, Nicaragua e Seychelles si accodarono al regime isolazionista della Nord Corea. La stessa Cina inviò tutta la sua delegazione a Seoul, con il progetto di aprirsi al mondo e cercare di attuare il progetto di portare le Olimpiadi in terra cinese (ci riuscì nel 2008).Il medagliere vide trionfare i sovietici e al secondo posto si stabilirono inaspettatamente i tedeschi della RDT, superando di un oro la delegazione americana, instillando però nell’opinione pubblica il sospetto del doping. Tutto questo ridimensionò i successi ottenuti dalla Repubblica Popolare Cinese, facendola sprofondare all’undicesimo posto.
A cura di Damiano Lestingi.
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Seul 1988, le Olimpiadi delle due Coree
16 giugno, 2022 • 17:37