PHOTO
Svelate le due opere che saranno consegnate ai vincitori dei premi “Il Ciuffo e La Rosa d’oro e d’argento” che saranno assegnati il 3 settembre alle 13, al teatro dell’Unione, ai due viterbesi che tornano da più anni, dall’Estero e dal resto d’Italia, per vedere il Trasporto della Macchina di Santa Rosa. Per iscriversi c’è tempo fino al 29 agosto alle 12 scaricando la relativa modulistica dai siti del Comune di Viterbo e da www.facchinidisantarosa.it e inviando una pec a cultura@pec.comuneviterbo.it. Il premio è stato dettagliato ieri alla Sala dei Quattrocento del Monastero di Santa Rosa. «L’iniziativa del premio Il Ciuffo e La Rosa d’oro e d’argento – ha detto la sindaca Chiara Frontini – è stata voluta dal presidente del consiglio comunale Marco Ciorba. Nasce sulla scia di altre città della Rete delle Macchine a spalla, Sassari e Nola, come motori per promuovere le radici e l’identità dei territori». Marco Ciorba ha ribadito «il legame per S.Rosa tra le istituzioni. L’iniziativa che ho proposto è stata sostenuta subito da Mecarini e il Sodalizio perché è già presente in altre città della Rete delle Grandi Macchine a spalla dell’Unesco. Per il Comune è un evento a costo zero grazie al contributo di Raffaele Ascenzi e l’impresa Fiorillo. Il premio vuole valorizzare le radici e l’identità di Viterbo e del Trasporto: chi partecipa da fuori è ambasciatore delle nostre tradizioni. Le opere saranno poi esposte a piazza San Lorenzo». Il presidente del Sodalizio Massimo Mecarini chiarisce di «avere sostenuto da subito l’idea del premio di Ciorba, è bellissimo per chi fa centinaia di chilometri e anche di più per venire a vedere il Trasporto della Macchina di Santa Rosa. Il 3 settembre anticiperemo l’incontro con le autorità proprio per premiare i due vincitori al teatro dell’Unione». Raffaele Ascenzi, creatore artistico dei due premi in gara spiega che «la mia opera ha ricordato la tradizione antica del Trasporto e sarà esposta in Italia e nel mondo e ciò mi riempie d’orgoglio. Nell’opera ho sintetizzato gli artefici della festa, ossia i Facchini e la Macchina che diventano un tuttuno con la città».