PHOTO
La storica dell’arte Arianna Tabaro conclude venerdì prossimo alle 16,30 nella sala conferenze del museo della Ceramica della Tuscia (palazzo Brugiotti sede della Fondazione Carivit via Cavour 67) il ciclo di conferenze dei “Pomeriggi Touring” con una conversazione sul pittore viterbese Pietro Vanni (1845-1905). L’iniziativa – promossa dal gruppo consolare del Touring Cluib con il patrocinio della Fondazione Carivit e la collaborazione delle associazioni Fidapa, Nimpha e Inner Wheel – si è articolata da gennaio ad oggi sulla vita e le opere di cinque pittori viterbesi con il titolo “Tavolozze d’autore”. A Viterbo, la prima gioventù di Pietro Vanni fu segnata dal grande amore per Emilia (l’adorata Mimma) che morì prematuramente, causando all’artista una profonda depressione. Nel 1887 sposò Angela Bevilacqua, vedova Calabresi, che gli regalò una dote provvidenziale e un figlio, Renato. Si disse che come pittore gli mancava uno stile immediatamente riconoscibile, se non per quella ricorrente patina di dolce mestizia che avvolge molti dei suoi lavori, soprattutto gli affreschi commissionatigli dal Comune nella chiesa cimiteriale di San Lazzaro purtroppo sempre più sbiaditi e ammalorati. Fedele alla scuola accademica di Cesare Maccari, Vanni aveva l’atelier a Roma in via Margutta, ma d’estate frequentava spesso lo studio di via Valle Piatta a Viterbo e la villa del Merlano di proprietà della moglie dove si contornava di animali (perfino un serpente) a dimostrazione di un carattere estroverso e sensibile. Tra i suoi allievi c’erano Corinna e Olga Modigliani, cugine di Amedeo Modigliani. Oltre alla pittura Vanni coltivava l’arte della ceramica, del ferro battuto e nell’ultima stagione della sua vita delle acqueforti. In questo caso fece tesoro di passate esperienze e di una più solida maturità artistica. Nelle sue incisioni affiorano i paesaggi di Viterbo, tronchi irregolari, radici ritorte, filari di pini e di vigneti. Da ricordare i suoi lavori per il rifacimento della facciata del palazzo Calabresi in via Roma. Pietro Vanni morirà di polmonite a Roma, a sessant’anni, il 30 gennaio 1905. L’anno successivo il comune di Viterbo fece realizzare nella chiesa di San Lazzaro al cimitero di Viterbo un’edicola funebre dedicata al Maestro, riproduzione di quella cinquecentesca nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma dove si svolsero i suoi funerali.