CIVITAVECCHIA – La transizione energetica nel Lazio accelera bruscamente. Sul tavolo della Regione spiccano alcuni importanti progetti destinati a rivoluzionare il trasporto pubblico locale e l’area portuale di Civitavecchia. Durante il seminario "Produzione e utilizzo dell'idrogeno nella mobilità sostenibile”, organizzato dall’Unicusano, è emerso come la Regione Lazio sia in procinto di rinnovare le flotte degli autobus locali, inserendo anche autobus alimentati a idrogeno verde, e a promuovere, nella città costiera, due cruciali iniziative con fondi europei, ovvero "la produzione di idrogeno verde nelle aree industriali dismesse" e "la realizzazione di una stazione di rifornimento di idrogeno per autotrazione". Ma non sono le uniche novità emerse durante il dibattito a cui ha partecipato, per l’assessore ai trasporti della Regione Lazio, Fabrizio Ghera, il responsabile della Direzione Mobilità e Trasporti della Regione Lazio, Fabrizio Mazzenga. Dopo aver portato i saluti dell’assessore, il direttore Mazzenga ha sottolineato i benefici che gli investimenti regionali porteranno all'espansione del trasporto pubblico basato sull'idrogeno, e in particolare ai collegamenti Fiumicino-Roma e Civitavecchia-Roma, nodi della rete transeuropea dei trasporti aerei e marittimi. Anche la provincia di Latina vivrà presto una nuova accelerazione “green” grazie ai finanziamenti derivati dai fondi PNRR per la realizzazione di un impianto di produzione di idrogeno verde in una discarica di rifiuti solidi. Tutto, quindi, all’insegna di una maggiore sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

A fare gli onori di casa, anche in rappresentanza del direttore del Dipartimento di Ingegneria Gino Bella, sono stati due docenti del dottorato in “Territorio Innovazione e Sostenibilità” di Unicusano, Raffaello Cozzolino e Laura Tribioli. Quest’ultima ha rimarcato come “gli autobus a fuel cell possono essere una soluzione promettente per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e garantire zero emissioni locali grazie all’impiego di una tecnologia a elevata efficienza, silenziosa, relativamente semplice e affidabile”. “Grazie alla più elevata densità energetica rispetto alle attuali batterie in commercio, l’impiego e, soprattutto, il costo di un sistema a fuel cell può diventare particolarmente competitivo rispetto ai veicoli elettrici a batteria all’aumentare dell’autonomia richiesta al veicolo”, sottolinea la professoressa Tribioli che poi specifica come “tra i vantaggi principali dell'uso dell'idrogeno nel settore dei trasporti vi sono i tempi di rifornimento estremamente rapidi, simili a quelli di un veicolo convenzionale, e la possibilità di integrare completamente le fonti di energia rinnovabile nella produzione dell'idrogeno, rendendolo un "combustibile" ecologico”. Ma non sono gli unici “incentivi” a spingere verso l’acquisto di autobus a idrogeno: lo stanziamento di fondi europei e investimenti privati per un totale di due miliardi di euro e la diffusione di progetti pilota che hanno abbattuto i costi di autobus a idrogeno (da 1.500.000 a 600.000 euro).

Il seminario ha poi fornito un quadro sulla strategia europea, evidenziando i principali obiettivi per la riduzione delle emissioni in linea con il Green Deal Europeo e l'iniziativa ‘Fit for 55’ che mira a ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990”. “A livello nazionale – sottolinea il professor Cozzolino – l'Italia ha adottato il PNRR e la strategia per l'idrogeno con investimenti significativi per ricorrere nel prossimo futuro all’idrogeno, specialmente nei settori industriali e dei trasporti”. In quest’ultimo settore emerge ancora più chiaramente il suo ruolo teso a decarbonizzare ed elettrificare il trasporto pesante su strada, i comparti marittimo e aeronautico, alcuni processi industriali più inquinanti.

Al centro del dibattito i processi di produzione dell'idrogeno verde ottenuto tramite elettrolisi dell'acqua grazie all’utilizzo di elettricità proveniente da fonti rinnovabili. “Così il punto di rifornimento dei mezzi pesanti può essere localizzato in corrispondenza dello stesso impianto di produzione”, specifica il docente.

Già il Nord Europa ha mosso i primi passi in questa direzione: in Danimarca si è iniziato a usare l’eolico in eccesso per produrre idrogeno destinato alla rete di gas naturale; oppure in Austria, dove un elettrolizzatore alcalino da 3,2 MW produce idrogeno verde per alimentare sia un sito di produzione alimentare sia camion a celle a combustibile.