CIVITAVECCHIA – «Si esce dal carbone, ma bisogna dare un’alternativa o si desertifica una città». Lo ha ricordato il parlamentare di Fratelli d’Italia, Mauro Rotelli, presidente commissione ambiente, territorio e lavori pubblici alla Camera, intervistato da Adnkronos a Rimini in occasione degli Stati generali della green economy a Ecomondo. 

«La fine del 2025 per l’Italia segnerà il phase out dal carbone, quali possono essere le alternative per i lavoratori impiegati per esempio nella centrale di

Civitavecchia Torre Valdaliga? – si è chiesto Rotelli – lì intanto c’è l’impegno di Enel in prima battuta e poi c’è un tavolo al Mimit molto concreto che sta per lanciare una “call” al mondo imprenditoriale per ricevere proposte di carattere industriale e produttivo, alcune sono state già valutate, e tra queste anche quella di una piattaforma logistica per l’automotive. È uno dei progetti per il bando. Può essere un modo – ha concluso – per riconvertire quei centinaia di ettari che riguardano la parte della centrale che verrà spenta».

Rotelli ricorda quindi l’impegno del Governo «per affrontare le sfide della Green economy, mantenendo gli impegni assunti sia in ambito nazionale che a livello internazionale. Stiamo lavorando – ha aggiunto – sugli obiettivi da raggiungere per ottenere risultati concreti ma, per vincere queste sfide, è assolutamente necessario ascoltare i territori e le rispettive filiere socio-economiche. Sulla decarbonizzazione, ad esempio, siamo pronti dal 2017, poi c’è stata la crisi del gas russo e la centrale di Civitavecchia, tra il 2019 e il 2020, è tornata a lavorare alla massima potenza, come non accadeva da decenni. Il termine ultimo per lo spegnimento è il 2025, ma non possiamo dimenticare che c’è un indotto importante di circa 800 lavoratori: dobbiamo monitorare proposte e alternative per non depauperare il territorio». «Particolare attenzione – ha poi aggiunto Rotelli - è destinata al tema della dispersione dell’acqua, principalmente causata dallo stato obsoleto delle infrastrutture: anche in questo caso, il Governo ha messo in atto interventi importanti per limitare le perdite delle reti idriche; senza dimenticare lo stanziamento, nel 2024, di oltre 1 miliardo di euro per il dissesto idrogeologico. Ritengo, infine, che per lo studio dei singoli territori e predisporre un’agenda di priorità relativa agli interventi da attuare – ha concluso - sia centrale il ruolo delle Regioni, da cui, non a caso, deriva l’elenco delle necessità di spesa e con le quali il dialogo costante resta essenziale».