L'impianto di una protesi al ginocchio consiste nella sostituzione dell'articolazione danneggiata con un impianto protesico artificiale.

L'operazione, nota anche come artroprotesi del ginocchio, permette di riprodurre fedelmente le superfici originarie, assicurando il ripristino del fisiologico movimento del ginocchio e la riduzione della sensazione di dolore.

Oggi, grazie a tecnologie ultima generazione, come la pianificazione basata su tecniche di imaging 3D ottenute con TAC e RM, gli interventi di protesi al ginocchio garantiscono alti standard di precisione e sicurezza.

Protesi al ginocchio: quando sottoporsi a un intervento?

L'articolazione del ginocchio è una delle strutture anatomiche più sollecitate del corpo umano. La sua funzione permette al femore di articolarsi con la tibia e di scorrere facilmente, ma molto spesso può essere danneggiata da diverse patologie, che ne compromettono la funzionalità causando dolore persistente.

L'acutizzazione della sintomatologia dolorosa può ostacolare la mobilità, rendendo difficoltoso svolgere anche il più semplice movimento quotidiano. Nel caso in cui il dolore diventi cronico, il danno a carico dell'articolazione può risultare invalidante: una condizione che rende necessario un trattamento chirurgico di protesizzazione.

La protesi ginocchio è necessaria quando, in presenza di traumi o patologie, i trattamenti conservativi - farmaci, fisioterapia, infiltrazioni - non apportino alcun giovamento. È quello che può accadere ad esempio in presenza di artrite reumatoide e artriti infiammatorie, che deteriorano lo strato dell'articolazione, limitando i movimenti e causando sensazione di dolore.

La protesi può essere inoltre necessaria in presenza di ginocchio varo e valgo e di fratture articolari a carico della tibia o della rotula.

Altri fattori di rischio sono pregresse lesioni ai tendini, ai legamenti e al menisco, soprattutto se trascurate e non adeguatamente trattate poiché portano ad una degenerazione artrosica.

Al variare della regione anatomica da trattare, l'artroprotesi al ginocchio si effettua con diverse modalità di intervento. In genere può prevedere la sostituzione dell'estremità inferiore del femore con una componente metallica, la sostituzione della superficie posteriore della rotula, mediante componenti in plastica resistente (polietilene), e la sostituzione dell'estremità superiore della tibia, eseguita con l'inserimento di una componente in metallo e plastica resistente.

Artroprotesi al ginocchio: innovazione ed esperienza alla base dei risultati

Le tecnologie avanzate su cui si basano oggi gli interventi di artroprotesi al ginocchio garantiscono il perfetto posizionamento dell'impianto protesico e il suo allineamento secondo la specifica anatomia dell'area.

Guardando in particolare a Roma, è possibile notare come siano sempre più diffusi gli impianti di protesi al ginocchio eseguiti attraverso la chirurgia robotica, una tecnica mini-invasiva, che riduce il dolore post operatorio e velocizza i tempi di recupero.

Naturalmente, per ottenere risultati ottimali, è essenziale affidarsi a un chirurgo ortopedico con una vasta esperienza nelle tecniche di intervento e nella selezione delle componenti protesiche. A Roma, un punto di riferimento per operazioni di questo tipo è il Dr. Daniele Caviglia, chirurgo ortopedico, specialista in ortopedia e traumatologia, esperto nelle patologie dell'anca e del ginocchio.

Un intervento di protesi del ginocchio effettuato con chirurgia robotica, seguito da un adeguato programma di riabilitazione post-operatoria, favorisce un rapido ritorno alla vita di tutti i giorni, con la possibilità, in accordo con le disposizioni del chirurgo, di svolgere anche una futura attività fisica.

In linea di massima, dopo un'artroprotesi al ginocchio i tempi di recupero completo, intesi come il ripristino di una piena funzionalità articolare, oscillano mediamente attorno ai 2 mesi.

Per le prime 3 o 4 settimane, è possibile deambulare con il supporto di stampelle, ma in genere, trascorso il normale periodo di convalescenza (massimo un mese), il recupero dell'autonomia di movimento è da considerarsi del tutto completo.