CIVITAVECCHIA – La Cardiologia della Asl Roma 4 continua a crescere e a investire in tecnologie d’avanguardia.

Nei giorni scorsi, presso l’ospedale San Paolo di Civitavecchia, è stato eseguito per la prima volta un intervento di denervazione renale, una procedura innovativa per il trattamento dell’ipertensione arteriosa resistente, ovvero quella forma di ipertensione che non risponde ai farmaci tradizionali.

A spiegare i dettagli della tecnica è il direttore dell’Unità operativa complessa di Cardiologia, Sergio Calcagno: «Si tratta di una procedura di emodinamica che interessa le arterie renali e consiste in un’ablazione del sistema nervoso delle due arterie principali, affinché non rispondano più a sostanze come la noradrenalina. Questa sostanza, normalmente rilasciata dal sistema gangliare paravertebrale, può causare vasocostrizione e innescare una risposta ipertensiva».

La denervazione renale si propone quindi come una soluzione efficace per quei pazienti con ipertensione severa, che non rispondono ad almeno tre farmaci ipertensivi.

«In genere, dai dati internazionali, un paziente che non risponde alla terapia con tre farmaci è già candidato a questa procedura», aggiunge Calcagno.

Come avviene l’intervento - L’intervento si esegue in sala di emodinamica attraverso un catetere introdotto in una delle arterie femorali, che viene fatto avanzare fino all’arteria renale. Una volta posizionato, il catetere rilascia una spirale dotata di quattro elettrodi che emettono onde a radiofrequenza.

«Questa radiofrequenza provoca un aumento termico delle cellule che tappezzano l’arteria renale, interrompendo il circuito del sistema nervoso che innesca la risposta ipertensiva», spiega Calcagno. L’energia erogata per circa 60 secondi viene accompagnata da un rilascio di acqua che aiuta a raffreddare l’endotelio vascolare, garantendo la sicurezza della procedura.

L’intervento, della durata complessiva di 40 minuti (di cui solo 15 minuti effettivi per la denervazione), viene monitorato in tempo reale grazie a una postazione di controllo con quattro computer che registrano ECG, pressione arteriosa, parametri emodinamici e temperatura della parete arteriosa.

Un paziente ad alto rischio - Il primo paziente trattato con questa tecnica presso l’ospedale San Paolo è un 72enne giunto in Pronto Soccorso per una grave crisi ipertensiva, complicata da un ictus cerebri occipitale e insufficienza renale acuta. L’uomo era resistente a cinque diversi farmaci ipertensivi e, nonostante due settimane di monitoraggio e cure, i suoi valori pressori rimanevano costantemente elevati.

«Di fronte a un quadro di ipertensione refrattaria, abbiamo deciso di procedere con la denervazione renale. La procedura si è svolta senza complicazioni e ora il paziente è in fase di follow-up per monitorare i benefici», dichiara Calcagno.

Un importante passo avanti per la Cardiologia della Asl Roma 4 - Nel Lazio, nel 2024, sono state effettuate circa 60 procedure di denervazione renale, mentre in tutta Italia sono state 500.

Con questo primo intervento, l’ospedale San Paolo entra ufficialmente nella rete dei centri in grado di offrire questa innovativa opzione terapeutica.

L’efficacia della denervazione renale è stata dimostrata da numerosi studi internazionali, che ne attestano la capacità di mantenere sotto controllo la pressione arteriosa per almeno cinque anni, riducendo così il rischio di complicanze cardiovascolari.

«Si tratta di una procedura sicura, con rischi minimi, eseguita da un team di emodinamisti esperti», sottolinea il direttore della Cardiologia.

Ringraziamenti e prospettive future - L’equipe di Cardiologia del San Paolo ha espresso grande soddisfazione per il successo dell’intervento, che rappresenta un significativo passo avanti per la sanità locale.

«Voglio ringraziare la direzione sanitaria ospedaliera e quella aziendale, per aver accelerato il percorso burocratico ed aver permesso la realizzazione della procedura in tempi brevi. Inoltre, ringrazio il comparto infermieristico di sala e il team di emodinamisti che hanno reso possibile questa procedura. Questo è solo il primo passo verso un’implementazione sempre più strutturata delle tecniche di emodinamica avanzata nel nostro ospedale», conclude Calcagno.

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