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Don Ivan Leto*
Gli oppositori vogliono mettere in difficoltà Gesù con la questione se pagare le tasse al sopruso di un potere straniero. A tendergli il laccio sono i farisei e gli erodiani, due gruppi politici in lotta tra di loro, ma uniti contro Gesù. Volevano coglierlo in fallo e Gesù, che lo ha capito, risponde: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova?». Proprio la delegazione nascondeva il trabocchetto. I farisei erano dei nazionalisti, ostili al potere romano; gli erodiani, al contrario, erano collaborazionisti. Gesù si tiene libero di fronte al potere romano, come pure al nazionalismo giudaico e risponde con una frase lapidaria che ha lasciato un segno nella storia: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio!». "Dicci dunque il tuo parere". È una domanda maliziosa: qualsiasi cosa Gesù avesse risposto sarebbe stato giudicato colpevole: dicendo che era lecito sarebbe stato accusato di amicizia con Cesare, suscitando la reazione dei farisei e degli zeloti; se invece si fosse opposto al pagamento del tributo sarebbe stato incolpato di ribellione al potere romano, cosa che avrebbe irritato gli erodiani.
Il tributo di cui si parla era l'imposta diretta sulle persone istituita dall'Impero Romano, uguale per tutti, dai quattordici ai sessantacinque anni, considerata un dominio opprimente e vergognoso per gli Ebrei, poiché sottolineava la sottomissione all'autorità straniera. Tutto appartiene a Dio: la vita degli uomini, come quella delle bestie, la terra e i suoi frutti. Tutto è dono di Dio e a Lui ritorna in offerta dalle mani dell'uomo che lo riconosce Re e Signore. Per questo la tassa pagata all'Imperatore Romano offendeva la sensibilità del pio israelita, che vi ravvisava il pericolo di idolatria. A partire dall'immagine (ikona) e dall'iscrizione sulla moneta, si comprende come non sia poco quello che bisogna riconsegnare a Cesare; anzi, è moltissimo! Eppure è infinitamente di più quello che dobbiamo riconsegnare a Dio! Gesù ha riportato il discorso alla sua verità: ogni autorità viene da Dio ed è sottomessa a Lui anche se, alla fine, ogni debito si riassume in "quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge".
*Don Ivan Leto
Cattedrale
Diocesi Civitavecchia Tarquinia