CIVITAVECCHIA – Nella notte del 6 novembre 1902 nella chiesa della Stella, in piazza Leandra, fu consumato un ingente furto. Il valore della refurtiva fu calcolato in Lire 6.000 (oltre 32.000 euro odierni, non calcolando l’attuale prezzo dell’oro). Sul giornale fu pubblicato un dettagliato inventario: due orecchini d’oro con diamanti; un anello con brillante; quattro anelli con pietre preziose, antichissimi; una croce; una spilla e tre bracciali d’oro; una fascia alla vita d’oro; due corone d’oro, una della Madonna e l’altra del Bambino con pietre preziosissime e tre collane d’oro. Gli oggetti d’argento, invece, i ladri li ignorarono.
Gli oggetti d’oro adornavano l’immagine della Madonna delle Grazie, della quale era stata solennemente celebrata l’incoronazione lo scorso settembre, posta sopra l’altare maggiore.
Gli abili ladri si erano nascosti in chiesa durante il giorno, rinchiudendosi nella nicchia di santa Lucia, situata nel lato sinistro di chi entra. Perpetrato il furto, i ladri avevano scassinato la porta della sacrestia, quella dell’oratorio ed il cancello in ferro su via del Lavatore, dandosi alla fuga.
Il sacrilego furto fu scoperto dal sagrestano Lorenzo Santicchioli quando alle cinque del mattino seguente trovò la porta su via del Lavatore spalancata e un grimaldello abbandonato per terra.
Subito corse alla vicina Cattedrale per avvertire il canonico, don Antonio Corvo, rettore della chiesa, ma non lo trovò. S’imbatté invece nel sagrestano maggiore Ignazio Andreani. Insieme si recarono alla chiesa della Stella dove poterono solo constatare l’avvenuto furto.
Appena si sparse la voce in città, una grande folla si assiepò in piazza Leandra commentando sbigottita il furto. Una donna, Adele La Rosa, raccontò che lei ed altre compagne, trovatesi la sera a recitare il rosario, udirono dei rumori provenienti dalla nicchia di santa Lucia e videro che gli ex voto appesi sul manto della santa tremolavano. Non gli diedero peso credendo che si trattasse del vento. Altre persone riferirono che sempre nella giornata trascorsa furono notati due individui malamente vestiti che si aggiravano nelle adiacenze della chiesa. La polizia intanto indagava.
L’immagine della Madonna il giorno dopo fu portata in processione alla vicina Cattedrale con la partecipazione di una enorme folla. Qui ebbe inizio un triduo di riparazione.
Pochi giorni dopo, l’autorità di polizia vietò l’affissione di un manifesto in cui si chiedeva ai cittadini di concorrere alle spese per adornare nuovamente la statua della Madonna delle Grazie, depredata da ignoti ladri. Il motivo adotto fu che non era permessa la questua!
Sul giornale locale La Verità, che il cronista afferma “redatto dai preti”, fu pubblicato “un articolo veemente, forse troppo esagerato, contro gli autori di tanto sacrilegio”.
E il cronista chiuse la sua breve cronaca esclamando “la città che cosa c’entra e che può fare?”
(dal Messaggero del 7 e 10 novembre 1902)
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