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Si creerà un gruppo di esperti che avrà il compito di dimostrare tecnicamente che le aree individuate da Sogin non sono idonee a ospitare il deposito nazionale di scorie nucleari e, al tempo stesso, sarà importante coinvolgere le aree confinanti ai comuni giudicati idonei dalla Cnai, a cominciare dalla provincia di Grosseto. E’ questa la sintesi dell’incontro che si è svolto ieri pomeriggio alla sala consiliare della Provincia di Viterbo, voluto fortemente dal presidente Alessandro Romoli, che ha visto la presenza dei rappresentanti istituzionali dei Comuni scelti e coinvolti nei 21 siti risultati idonei a ospitare il Deposito nazionale di scorie nucleari. L’incontro deriva dalla rapida evoluzione che la vicenda della scelta del sito unico per il Deposito di scorie ha avuto dopo l’avvio della procedura di valutazione ambientale strategica (Vas) e per rinnovare il fronte comune dopo il no unanime di tutti i 60 comuni viterbesi. Il 26 dicembre scorso è stata la scadenza per la presentazione delle osservazioni da parte delle amministrazioni comunali alla Vas ma, com’è stato ampiamente confermato anche durante l’incontro di ieri, non ci sono stati i tempi giusti per un’analisi effettiva e proficua per presentare le dovute risposte. «Non dobbiamo difendere solo il nostro ambiente – ha detto Romoli – ma anche la salute pubblica, la nostra economia e la bellezza del territorio: la Tuscia non si tocca. Dimostreremo scientificamente i perché del nostro no: il territorio non deve essere messo a rischio in nessun modo». La mancata accettazione dell’accesso agli atti e i tempi insufficienti per le osservazioni rischiano, com’è stato altrettanto notato ieri, di inficiare ogni vera strategia di protezione del territorio. La scelta dell’incontro delle scorse ore in Provincia, alla luce di questi fatti, è stato di puntare sull’aspetto tecnico-scientifico e creare rapidamente un gruppo di esperti (geologi, tecnici, economisti, sismologi) che chiarirà concretamente i motivi del no all’ipotesi del Deposito nazionale di scorie nucleari in uno dei 21 siti risultati idonei. Intanto la Tuscia dei comitati si è già mobilitata da tempo dopo le manifestazioni di Corchiano e Canino del 2024. Il 6 aprile ci sarà la prima manifestazione contro il Deposito a Montalto di Castro, l’11 maggio a Corchiano. Si preannuncia una grande partecipazione da parte di tutti i Comuni del territorio e non solo di quelli previsti idonei a ospitare la struttura (Piansano, Tuscania, Arlena di Castro, Tessennano, Tuscania, Canino e Montalto di Castro). I motivi tecnici e scientifici addotti per il no al Deposito nazionale di scorie sono quelli noti: la presenza di falde idriche in prossimità di molti siti individuati; la sismicità di alcune aree; i rischi per le colture tipiche; studi da parte di Sogin su carte territoriali vecchie di decenni. Sarà, quindi, il nuovo gruppo di lavoro a esaminare punto per punto, documentandoli dettagliatamente con fondamenti scientifici, i no alla realizzazione del Deposito nella Tuscia. Al tempo stesso tutti gli amministratori si sono trovati d’accordo con il presidente Romoli a dare mandato all’Avvocatura della Provincia per adire ogni sede competente per opporsi all’ipotesi del Deposito. Considerando l’attuale stato dell’iter per la scelta del sito unico, le non risposte e i mancati incontri di Sogin con i rappresentanti istituzionali viterbesi, il gruppo di lavoro tecnico e i ricorsi al Tar di Regione Lazio e Provincia di Viterbo potrebbero essere le ultime possibilità reali di “contrattazione” con Sogin.