Osservatorio sul turismo, le posizioni restano distanti. L’istituzione dell’organismo e il relativo regolamento continuano a essere terreno di scontro tra maggioranza e opposizione.
Dopo due, distinte, commissioni e un tentativo di avviare la discussione in consiglio - subito abortito con rinvio alla seduta successiva per avere il tempo di predisporre gli emendamenti -, ieri il parlamentino di Palazzo dei Priori si è di fatto ritrovato al punto di partenza.
Come se le precedenti occasioni di dibattito, anche acceso, non fossero mai avvenute. L’unica differenza è stata la presentazione di 36 emendamenti, tra cui quello maxi proposto dalla maggioranza, per apportare correttivi e aggiustamenti ai 10 articoli di cui è composto il regolamento.
La strada però è apparsa subito in salita. Già nella fase di discussione generale, che ha preceduto la trattazione degli articoli e degli emendamenti, non sono mancate le scintille.
A iniziare dalla composizione dell’organismo a prevalente presenza di operatori economici. Secondo Laura Allegrini di Fratelli d’Italia, Alvaro Ricci del Pd e Andrea Micci della Lega dovrebbe prevedere anche la rappresentanza di due consiglieri sia di maggioranza che di opposizione, oltre alla sindaca nel ruolo di presidente «se inteso come organo di amministrazione partecipata».
La replica di Melania Perazzini, capogruppo di maggioranza, però ha spazzato via ogni possibilità gettando ulteriore benzina sul fuoco. Secondo Perazzini «a livello politico non si ritiene necessaria la presenza dei consiglieri di maggioranza in quanto c’è già la sindaca a rappresentare l’amministrazione». Immediata la stigmatizzazione dell’esponente del Carroccio.
«Per come è impostato il teto - ha rimarcato Micci - l’osservatorio sembra essere pensato per essere o un organo a uso e consumo dell'amministrazione o per sottrarre competenze al consiglio comunale. Sembrerebbe che vengano dati poteri al sindaco al di là delle prerogative che spettano all’assemblea consiliare».
Fratelli d’Italia ha espresso anche perplessità sulla legittimità dell’organo, annunciando l'intenzione di chiedere chiarimenti in merito al ministro dell’Interno.
E il dem Ricci ammonendo: «Io parteciperò all’osservatorio, che lo vogliate o no» è tornato a evidenziare che si tratta di un organismo «ibrido anche dal punto di vista normativo. Non è stato chiarito se è un organo tecnico o politico, se è tecnico non può essere presieduto dal sindaco».
Sull’articolo 3 l’emendamento di Fratelli d’Italia propone di stabilire degli indicatori su cui basare i pareri, utilizzando dati oggettivi perché «forse il cuore del testo verte sul come spendere i proventi della tassa di soggiorno». Proposta bocciata perché come spiegato dalla sindaca Chiara Frontini quanto proposto «è stato assorbito e ampliato nell’emendamento della giunta». Al momento del voto, attorno alle 20, la minoranza esce dall’aula per poi rientrare subito dopo per proseguire la discussione sui restanti articoli ed emendamenti. E sull’articolo 4 Ricci del Pd ha denunciato «una carenza sostanziale nel regolamento. Non è prevista la durata dell’osservatorio, si sa quando inizia ma non quando scade. Decade con il termine del mandato dell’amministrazione?». Quesito rimasto senza risposta. Questa la situazione fino al momento in cui il giornale è andato in stampa.
In apertura lavori Andrea Micci della Lega è intervenuto in merito alla vicenda delle Terme dei Papi. La società ha un contenzioso aperto con il Comune per un risarcimento danni da 36 milioni per inadempienza contrattuale relativa ai litri di acqua termale concessi per il regolare svolgimento delle attività. Secondo uno studio dell’Unitus la portata necessaria per far funzionare lo stabilimento è di 35 litri mentre attualmente usufruisce di 19-20 litri dal pozzetto e dalla caldara del Bullicame. Il leghista in una delle precedenti sedute aveva interrogato l’assessore Stefano Floris, il quale aveva fornito risposta scritta dichiarando di aver inviato lo scorso anno gli allegati in Regione e di essere in attesa di risposta. Ricostruzione smentita però da un atto regionale datato 17 marzo, portato in aula da Micci, in cui si dichiara che prima di marzo nulla è stato inviato alla Pisana. Nel documento la Regione inoltre, sottolineando la titolarità del Comune sulla concessione mineraria, invita l’amministrazione a verificare l’impatto della chiusura del pozzo Zitelle e la riattivazione di quello di Sant’Albino sulla disponibilità della risorsa della caldara del Bullicame precisando che può procedere a sub-concessione tramite derivazione di acqua dalla sorgente Bullicame. O anche con affidamento diretto. Terme dei Papi, tra l’altro, per poter emungere la portata di litri necessari si è anche offerta di provvedere in proprio ai lavori di manutenzione della caldara.