CERVETERI – Cinque aziende etrusche lo scorso anno al Vinitaly. Sono soltanto due nella nuova edizione dislocata in una struttura di 2000 mq e tantissime aziende. Insomma, il padiglione Lazio si è svuotato di realtà vitivinicole del territorio cerveterano. Prodotti di eccellenza e qualità, che in genere rappresentano la storia e le tradizioni di ogni città. E il consigliere comunale di opposizione, Gianluca Paolacci, che si è recato per il secondo anno consecutivo nei locali dell’evento veneto, è rimasto amareggiato dall'assenza delle cantine ceretane. «Sono venuto a Verona per una gita di piacere – evidenzia Paolacci -, per ammirare il mondo enologico, ma vedere il nostro territorio rappresentato da sole due cantine, mi fa male al cuore, anche in virtù dell'assenza della cantina, iconica, quella di Cerveteri». Le critiche non finiscono qui. «Non è possibile che questa amministrazione – prosegue Paolacci -, al governo da 15 anni, abbia soltanto fatto propaganda, accusando i predecessori di aver demolito l'agricoltura. Loro hanno fatto di peggio: l'hanno sepolta, dimostrando insensibilità verso un settore, quello del vino, che fino a venti anni fa produceva importanti ricavi per centinaia di famiglie. Le politiche dell'attuale amministrazione sono chiare, e sono quelle di fare consulte e incontri per scopi elettorali e non per obiettivi di crescita e valorizzazione». Poi i paragoni. «Il Vinitaly dove dovremmo esserci alla stregua di Tarquinia – conclude il consigliere di centrodestra - non è altro che l'ennesima sconfitta della nostra amata agricoltura». Nel frattempo anche le istituzioni regionali hanno fatto visita al Vinitaly. «Le attività – dichiara Antonello Aurigemma, presidente del Consiglio regionale del Lazio - che dimostrano competenze e grande professionalità, con la capacità di unire tradizione e innovazione, valorizzando e rafforzando le peculiarità dei nostri territori, investendo al tempo stesso sulla sostenibilità ambientale. La nostra regione ha un patrimonio di ricchezze anche in questo ambito, sono molte le varietà autoctone famose, pensiamo al Cacchione, al Cesanese, solo per citarne alcune. Un settore, quello vitivinicolo, che ha molte potenzialità, che possono e devono essere sviluppate al meglio. E noi siamo orgogliosi di sostenere e supportare le nostre aziende».

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