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FIUMICINO - Il Tribunale di Roma ha stabilito che l’INPS dovrà adeguare la pensione di un ex tecnico aeronautico che ha lavorato per ventitré anni in Alitalia, esposto all’amianto durante le operazioni di manutenzione degli aeromobili. La sentenza ha riconosciuto i benefici previdenziali per la rivalutazione della pensione, stabilendo un aumento di 500 euro mensili e il pagamento di 35mila euro di arretrati. La decisione rappresenta un passo significativo per i lavoratori che, nel corso della loro carriera, sono stati esposti senza saperlo a sostanze altamente nocive, subendo danni irreversibili alla salute.
L’uomo ha sviluppato micronoduli polmonari, una patologia che, secondo numerosi studi scientifici, può derivare dall’esposizione all’amianto. Il pericoloso minerale, utilizzato per decenni nell’industria aeronautica, navale e nelle costruzioni, è stato bandito in Italia nel 1992, ma le conseguenze del suo utilizzo continuano a emergere ancora oggi. Le fibre di amianto, una volta inalate, possono rimanere nei polmoni per anni, provocando gravi malattie come l’asbestosi, il mesotelioma e diverse forme di tumore ai polmoni.
Durante il processo, una testimonianza ha fatto luce sulle reali condizioni di lavoro all’interno dei reparti di manutenzione di Alitalia. Un ex collega del tecnico ha raccontato di aver visto spesso una polvere brillare nell’aria, soprattutto quando si azionava il sistema idraulico di apertura della cappotta del motore. Nel buio, si potevano notare particelle e filamenti rilasciati dall’interno dei macchinari. “Erano le polveri sprigionate dalle vibrazioni del motore”, ha spiegato il testimone, aggiungendo che le fascette che tenevano i tubi erano rivestite di amianto e, con il tempo, tendevano a sfaldarsi. Il tecnico ha quindi respirato per anni queste particelle senza che vi fossero misure di protezione adeguate.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha più volte sottolineato come l’amianto sia un agente cancerogeno certo per l’uomo. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, l’Italia conta ancora oggi migliaia di siti contaminati, nonostante il divieto di utilizzo introdotto oltre trent’anni fa. Il mesotelioma pleurico, una delle malattie più gravi legate all’amianto, ha un periodo di latenza che può superare i quarant’anni. Questo significa che molte persone esposte negli anni ’70, ’80 e persino nei primi anni ’90 stanno sviluppando ora i primi sintomi della malattia.
Uno studio pubblicato dall’European Respiratory Journal ha dimostrato come i lavoratori impiegati nei settori della manutenzione e dell’industria aeronautica abbiano un rischio significativamente più alto di sviluppare malattie polmonari rispetto alla popolazione generale. In particolare, l’esposizione prolungata alle fibre di amianto può causare alterazioni polmonari anche in assenza di diagnosi immediate di malattie conclamate.
L’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, ha definito la sentenza del Tribunale di Roma una svolta fondamentale nella tutela dei diritti dei lavoratori esposti. “Questa decisione rappresenta un segnale forte per tutti coloro che hanno subito le conseguenze dell’amianto senza saperlo. È un riconoscimento di giustizia che speriamo possa aprire la strada a molte altre cause analoghe”. Bonanni ha ricordato come l’Osservatorio sia impegnato da anni nella difesa dei lavoratori colpiti, offrendo consulenze legali e supporto medico per coloro che sospettano di avere malattie legate all’esposizione all’amianto. In Italia, il tema della bonifica dei siti contaminati è ancora aperto. Secondo il Ministero dell’Ambiente, si stima che ci siano almeno 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto ancora da smaltire. Il problema non riguarda solo gli ambienti industriali, ma anche scuole, ospedali ed edifici pubblici. La mancata rimozione di queste strutture continua a rappresentare un pericolo per migliaia di lavoratori e cittadini.
Il caso del tecnico aeronautico di Alitalia apre ora la possibilità per altri lavoratori del settore di avviare azioni legali simili. Se il Tribunale di Roma ha riconosciuto l’esposizione fino al 2003, significa che chiunque abbia lavorato in ambienti contaminati fino a quell’anno potrebbe vedersi riconosciuti i benefici previdenziali per l’amianto. La sentenza stabilisce infatti che il periodo di esposizione può incidere direttamente sul calcolo pensionistico, con una maggiorazione che in alcuni casi può arrivare fino al 40%.
L’Osservatorio Nazionale Amianto continua a raccogliere testimonianze e a offrire supporto ai lavoratori esposti, invitando chiunque abbia dubbi a rivolgersi al numero verde 800 034 294 o a consultare il sito www.osservatorioamianto.it. L’obiettivo è garantire che nessuno debba affrontare le conseguenze di questa esposizione senza il giusto riconoscimento.