CIVITAVECCHIA – "Si stava meglio quando si stava peggio": è con questa amara constatazione che un cittadino di Borgata Aurelia esordisce in una lettera indirizzata all’amministrazione comunale, denunciando anni di disinteresse e abbandono per il quartiere. Un quartiere che, a detta dell'autore, è stato lasciato in balìa di problemi storici e nuove criticità, senza che alcuna promessa elettorale si sia mai tradotta in interventi concreti.

«Caro sindaco Ernesto, ci hai lasciato nelle mani non di chi sbaglia, ma di chi non ci pensa proprio,” scrive l’autore. I cittadini di Aurelia, sottolinea, sono ormai rassegnati a una politica "opportunista", presente solo durante le campagne elettorali. Quella politica che promette tutto e mantiene nulla, alimentando rabbia e disillusione.

La lettera riconosce un merito all’amministrazione precedente: aver finalmente avviato l'acquisizione del territorio della Borgata Aurelia – un passaggio atteso da decenni, che aveva riacceso le speranze di vedere risolti problemi cronici legati a infrastrutture e sicurezza. Tuttavia, questa svolta sembra essersi arenata. «La speranza è risprofondata nel consueto disinteresse» lamenta il cittadino, denunciando l’assenza di interventi mirati per risolvere le criticità locali.

La lettera offre quindi un ritratto impietoso della realtà quotidiana degli abitanti del quartiere: illuminazione assente, con strade immerse in un “buio pesto” che favorisce furti e malviventi. Strade dissestate e invase dalla vegetazione, simbolo dell’abbandono. Assenza di sicurezza e videosorveglianza, con episodi drammatici come l’investimento di un’anziana in una via completamente oscura.

Tra le poche "luci" di questo panorama desolante, il cittadino cita la casa dello Sport, un’istituzione che sopravvive grazie alla passione e al sacrificio di chi la gestisce, nonostante la totale assenza di servizi adeguati nell’area. Ironico, ma significativo, il riconoscimento rivolto alle ditte che posano la fibra ottica: «Scassano e tappano, ma lasciano incredibilmente una situazione migliore di quella che trovano».

Emblematica è poi la questione del Centro Polivalente Ennio Cima, chiuso e abbandonato da anni. Una struttura che potrebbe essere un punto di riferimento per il quartiere ma che, invece, rappresenta uno spreco evidente di risorse pubbliche e un segno tangibile dell’inefficienza amministrativa.

Il cittadino conclude con un appello schietto agli amministratori locali: «Che facciamo, cari amministratori? Ci diamo da fare? Qualcuno venga a visitare il quartiere, soprattutto di notte. Mo stamo in una botte di ferro». Come si dice, la speranza è l’ultima a morire. Ma a Borgata Aurelia, il tempo stringe.