La Procura di Viterbo ha impugnato la sentenza di non luogo a procedere nei confronti della sindaca Chiara Frontini e di suo marito, Fabio Cavini, accusati di minaccia a corpo politico.
Il pm, Massimiliano Siddi, aveva chiesto per loro il rinvio a giudizio, richiesta che è stata respinta dalla gup, Fiorella Scarpato, che aveva pronunciato una sentenza di proscioglimento “perché il fatto non sussiste”.
Il sostituto procuratore ora ha depositato il ricorso in Corte d’Appello a Roma.
La vicenda trae origine dalla denuncia del consigliere comunale Marco Bruzziches ed è legata alla cosiddetta cena dei veleni, avvenuta a fine settembre 2023, a casa del consigliere. Nel corso di quell’incontro conviviale il marito della sindaca avrebbe proferito frasi dal tono potenzialmente intimidatorio.
All’udienza davanti al gup si è costituita parte civile, oltre al consigliere Bruzziches, anche la consigliera Letizia Chiatti tirata in ballo durante quella conversazione.
Entrambi all’epoca dei fatti erano in maggioranza.
“Le gravissime minacce prospettate al consigliere Bruzziches - scrive il pm nel ricorso - e, per suo tramite, alla consigliera Chiatti ed a chiunque indistintamente, se ne deve inferire, intendesse alterare gli equilibri della maggioranza costituendo nuovi gruppi, hanno costituito all’evidenza un rilevante turbamento dell’attività politica dell’intero consiglio comunale, atteso che, a seguito di esse, le dinamiche della rappresentatività dell’organo nel suo complesso sono state potenzialmente alterate, anche rispetto a scelte future”.
Il sostituto procuratore sostiene nel ricorso che “la sentenza che si impugna è incorsa contraddittoriamente in un grave errore di valutazione, dando erroneamente per presupposto il fatto che la minaccia non potesse sussistere in quanto riferentesi a una situazione statica e già esaurita, mentre è assolutamente scontato che quella minaccia si inseriva in una dinamica di attività che avrebbero potuto svilupparsi anche in seguito. E che la dinamica minatoria fosse rivolta anche ad una prospettiva futura, e soggettivamente aperta a chiunque del corpo politico intendesse non rimanere allineato sulle posizioni della maggioranza”.