CERVETERI – “Una detenuta modello”. Così Martina Ciontoli, in carcere a Rebibbia da maggio 2021 per l’uccisione di Marco Vannini, avvenuta a Ladispoli nella villetta dei suoi genitori il 17 maggio 2015, ha già iniziato a lavorare in un bar del Ministero della Giustizia dal lunedì al venerdì, dalle 7.30 alle 14.30. Ha già scontato un terzo della pena, quindi essendo anche considerata una detenuta modello è scattato l’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario che prevede appunto l’alternanza carcere-lavoro. Una decisione che seppur aderente a tutti i profili di legge, sta scatenando tantissime reazioni da parte dei cittadini non solo di Cerveteri e Ladispoli. Martina Ciontoli si è anche laureata in Scienze Infermieristiche con 110 e lode, ma non nel carcere, prima della sentenza di condanna. La sentenza per lei, così come per il fratello Federico e la mamma Maria Pezzillo, è stata di 9 anni e 4 mesi per omicidio volontario con dolo eventuale in concorso, mentre il papà Antonio, l’esecutore materiale dello sparo che ha ucciso il povero Marco, ha ricevuto 14 anni di condanna.