CIVITAVECCHIA – «Aumenta la consapevolezza del momento di difficoltà del commercio cittadino e delle difficoltà che molti operatori stanno incontrando». A lanciare l’allarme è Tullio Nunzi, ex Confcommercio e rappresentante dell’associazione Mppp che interviene dopo una stagione di saldi un po’ sottotono elencando qualche dato che dipinge un quadro allarmante del comparto commercio cittadino.

Secondo Nunzi si spende molto per le vacanze e per la ristorazione mentre si spende meno per l’abbigliamento, le calzaturee la moda. «Per la prima volta - dice – persino le piattaforme hanno subito una riduzione del 10%. In città crescono parcheggi, alberghi, b&b, ristorazione, entrano in crisi ambulanti, abbigliamento e alimentari». In un decennio sono calati «il 20% dei negozi di vendita al dettaglio - continua Nunzi -, ed il 25% degli ambulanti: questi ultimi sottoposti ad una ristrutturazione del mercato, in atto da 15 anni e da cui spero si riprendano e riprendano i consumi ormai deviati in altre strutture; c’è il rischio di desertificazione commerciale e sociale per la città».

Secondo Nunzi dal 2014 è sparito persino un distributore di carburante su cinque, «tralascio le chiusure delle edicole, un tempo numerose. Gli effetti della contrazione dei consumi si sentono su tutta la filiera commerciale, ma a soffrire maggiormente sono le attività al dettaglio, con difficoltà ad investire in formazione ed innovazione; con la conseguenza di avere centri urbani degradati, poco vivibili e non attrattivi. L’amministrazione - sottolinea Nunzi - ha un ruolo determinante per il rilancio dei centri storici, semplificando burocrazia e possibilmente alleggerendo la fiscalità. Per invertire una tendenza ormai visibile nella nostra città, piena di negozi chiusi, serve una azione concertata tra enti locali e associazioni di categoria; i negozi svolgono un ruolo sociale determinante, e debbono essere messi in grado di operare».

Secondo Nunzi, infine, i negozi di abbigliamento sono quelli più a rischio (-46%), i saldi non sono andati come si pensava, e forse «bisognerebbe pensare a quei trecentomila croceristi (allargando ovviamente lo sguardo) che ogni anno rimangono in questa città».

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