Chiuso il cerchio intorno alle rete di spaccio della cocaina in città. Con l’esecuzione le misure cautelari eseguite ieri sono finiti in carcere i vertici dell’organizzazione. L’attività d’indagine, condotta dalla sezione operativa del Nucleo operativo radiomobile, con l’ausilio dalla Stazione di Viterbo e il supporto della Direzione centrale per i servizi Antidroga di Roma, ha consentito di disarticolare una pericolosa rete criminale che riforniva la piazza di Viterbo e altre zone della provincia. In carcere sono finiti i due uomini ritenuti al vertice: un 33enne albanese, già detenuto nel carcere di Velletri, e un 35enne rumeno che, invece, si trovava ai domiciliari. Sarebbero loro i vertici dell’organizzazione.

Ai domiciliari, invece, una coppia del centro storico: lui un 42enne romano e lei una 45enne viterbese ritenuti i “corrieri” della droga: “a fronte di un compenso in denaro e della promessa di ulteriori contatti con la malavida locale – hanno spiegato i carabinieri -, sono stati assoldati, ad esempio, per una trasferta a Legnano”. Avrebbero ricevuto 17mila euro in contanti per l’acquisto dello stupefacente, una macchina e altri soldi per le spese di viaggio. Era il dicembre 2023. “Il viaggio notturno della coppia – spiegano dall’Arma - è terminato al casello autostradale di Orte, quando la vettura monitorata è stata fermata dai carabinieri con quasi un chilo di cocaina nascosto nel portabagagli.
La quinta misura cautelare è un obbligo di dimora a Viterbo per la moglie del 35enne rumeno: una 26enne palermitana. Si tratta dell’ultimo atto dell’operazione Athena che da giugno 2023 ad oggi ha portato all’arresto di 22 persone e alla denuncia di 10.


Le indagini hanno consentito inoltre di accertare a carico dei soggetti coinvolti nel traffico di sostanze stupefacenti, episodi di violenza ai danni dei consumatori, minacce, estorsioni, evasioni dagli arresti domiciliari, violazioni di domicilio, violazione dei sigilli e, in un caso, di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.
Inizialmente, le indagini si sono concentrate sull’abitazione di un pregiudicato 35enne di origine rumena, ubicata nel quartiere Palazzina, ove questi era già sottoposto agli arresti domiciliari per reati in materia di stupefacenti. Dalle indagini è emerso che la casa era snodo di una fitta attività di compravendita di cocaina, gestita dall’uomo con il concorso della moglie, 26enne palermitana, punto d’arrivo della sostanza stupefacente e di “rifornimento” per molti spacciatori e consumatori della provincia. Successivamente, gli investigatori si sono concentrati sull’abitazione di una coppia del Murialdo. Qui è emerso il ruolo preminente di un altro indagato, un 33enne di origine albanese, da tempo presente in Italia, che si rivelerà come detto figura centrale nel panorama dello spaccio di cocaina in città, punto di riferimento di una rete di “pusher” e anch’egli operativo nonostante si trovasse già ristretto agli arresti domiciliari per precedenti specifici.


I carabinieri ne hanno allora studiato le attività, rilevando come fosse capace di far arrivare la droga a Viterbo dal nord Italia, principalmente da Legnano e Riccione, intrattenendo relazioni con vari fornitori. Il 33enne albanese, anche durante la detenzione in carcere, si adoperava per continuare a dirigere lo smercio, contando sull’appoggio di correi all’esterno e sull’illecita disponibilità di cellulari e schede sim, da questi fattigli pervenire all’interno del penitenziario. Dalla casa circondariale il detenuto incitava i correi a rintracciare i debitori già riforniti di stupefacente al fine di estorcere loro i crediti vantati mediante percosse, minacce dirette o telefoniche, costringendo in un caso una delle persone offese a rifugiarsi all’interno di una sala giochi, sino all’intervento di una pattuglia dell’Arma.
La rete criminale, come emerso delle indagini, ruotava attorno alla figura del 35enne che organizzava altre trasferte finalizzate all’approvvigionamento di cocaina da vendere a Viterbo. Lo scorso 28 dicembre i carabinieri hanno arrestato sette persone e perquisito 59 abitazioni tra Viterbo e altri comuni della provincia, più una nel carcere di Velletri.
Ieri all’alba, i carabinieri della Compagnia di Viterbo - con il supporto del Nucleo cinofili di Santa Maria di Galeria e del Raggruppamento aeromobili di Pratica di Mare - hanno dato corso alla seconda fase esecutiva dell’attività d’indagine con l’esecuzione delle misure cautelari
Il bilancio consuntivo, dall’inizio delle indagini, sono stati sequestrati circa 2 chilogrammi di cocaina, 70 grammi di hashish, 440 grammi di marijuana e diverse dosi di ketamina e anfetamina.


«Sono stati lunghi mesi di indagine e attività compiuta senza sosta – ha detto ieri il comandante provinciale dei carabinieri Massimo Friano - Mesi in cui sono state ricostruite circa 300 cessioni di droga e che nel corso dei due anni hanno portato a 22 arresti totali 10 denunce e 6 segnalazioni alla prefettura».
«Due sono stati i livelli di indagine – ha spiegato il comandante del Norm, Angelo Fazzi -, un livello intermedio che ha riguardato i canali di approvvigionamento della droga e il suo arrivo nella Tuscia e un livello base che è quello che vede l’attività dei pusher sul territorio».
Il comandante della compagnia di Viterbo, Felice Bucalo, ha sottolineato come l’operazione Athena «costituisce una concreta e decisa risposta al crescente allarme sociale suscitato dal consumo di droghe nella Tuscia, soprattutto tra giovanissimi».