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CERVETERI - Medaglia d’onore (I.M.I) per Salvatore Martini. Nato il 20 maggio del 1914 è stato internato nel campo di concentramento nazista di Vilna, in Polonia, l'8 settembre del 1943 ed è stato liberato due anni dopo, il 6 ottobre del 1945. A distanza di oltre tre quarti di secolo dalla sua deportazione e a più di 50anni dalla sua morte, il riconoscimento come Medaglia d'onore in quanto internato IMI - Italiani Militari Internati.
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«Una medaglia di valore inestimabile per chi rimane e per sancire per sempre il valore profondo del ricordo di un nostro concittadino - ha detto il sindaco Elena Gubetti - che ha onorato la nostra Nazione insieme a migliaia di Italiani durante uno dei periodo più bui della storia. È stato per me un onore e un momento di emozione toccante incontrare la famiglia del nostro concittadino, conoscere Ileana e Vilma, figlie di Salvatore Martini e vedere nelle loro mani la Medaglia d’Onore concessa con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Questo nostro concittadino era tra i soldati italiani catturati e deportati in Polonia dopo l’8 settembre 1943, conoscere la sua storia e rivivere quei momenti drammatici attraversati da un nostro concittadino è stato davvero prezioso per me». «Voglio ringraziare di cuore l'artefice di questo incontro: Bruno Rinaldi, presidente dell'associazione intercomunale Cerveteri Ladispoli dei Bersaglieri - ha aggiunto il Sindaco – Salvatore era non soltanto un nostro concittadino, ma, come mi hanno raccontato le figlie, è stato anche un nostro dipendente comunale. Riuscì a tornare a casa alla fine della guerra, nel 1945, segnato da un’esperienza dolorosa nel fisico e nell’anima, come oggi i familiari mi hanno confermato. Il dovere al ricordo e alla memoria sta tutto nelle loro parole, ancora oggi a distanza di così tanti anni rotti dall’emozione: di fronte alla profondità del baratro che ha rappresentato per l’umanità quel pezzo di storia del secolo scorso, raccontare la drammatica storia delle persone che ne sono state trascinate nel fondo più buio è via maestra per non dimenticare». «Internati Militari Italiani è la definizione attribuita dalle autorità tedesche ai soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori della Germania nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell'armistizio dell'Italia, l'8 settembre 1943. Dopo il disarmo, soldati e ufficiali vennero posti davanti alla scelta di continuare a combattere nelle file dell'esercito tedesco o, in caso contrario, essere inviati in campi di detenzione in Germania e in Polonia come nel caso del nostro Salvatore Martini. Circa 197mila militari catturati scelsero, per convinzione o semplicemente per evitare la deportazione, di continuare la guerra a fianco delle potenze dell'Asse. Gli altri vennero considerati prigionieri di guerra. In seguito cambiarono status divenendo “internati militari” (per non riconoscere loro le garanzie delle Convenzioni di Ginevra), e infine, dall'autunno del 1944 alla fine della guerra, lavoratori civili, in modo da essere utilizzati come manodopera coatta senza godere delle tutele della Croce Rossa loro spettanti.
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