SANTA MARINELLA - «Myrechemical garantisca la riqualificazione. La comunità locale non è un vaso da fiori, va ascoltata. Impariamo la lezione, dopo 50 anni di Enel». Lo afferma il presidente dell’assemblea dell’Osservatorio ambientale Pietro Tidei che punta su «garanzie, non illusioni».

Presidente, il progetto Myrechemical per la trasformazione dei rifiuti in idrogeno e metanolo ha suscitato grande interesse, ma anche diverse perplessità. Quali sono le sue principali preoccupazioni?

«Innanzitutto, pur apprezzando l'innovazione tecnologica, non possiamo ignorare i potenziali rischi ambientali. L'idea di un impianto a "impatto zero" è allettante, ma dobbiamo essere realisti. Il trasporto dei rifiuti, anche con mezzi a idrogeno, genererà inevitabilmente emissioni. Inoltre, la gassificazione richiede un elevato consumo di energia, e non è chiaro da quali fonti verrà attinta».

Quindi, lei dubita della sostenibilità ambientale del progetto?

«Non dico questo, ma chiedo maggiore trasparenza e rigore. E’ fondamentale valutare e controllare l'intero ciclo di vita dell'impianto, dall'approvvigionamento dei rifiuti allo smaltimento dei residui. Dobbiamo essere certi che non ci siano rischi per la salute dei cittadini e per l'ecosistema locale».

Passando agli aspetti sociali, il progetto promette nuove opportunità di lavoro. Non è un aspetto positivo?

«Certamente, ma non possiamo trascurare i lavoratori della centrale Enel, che rischiano di perdere il posto. Dobbiamo garantire una transizione giusta, con programmi di riqualificazione e ricollocazione. Inoltre, è essenziale coinvolgere la comunità locale nel processo decisionale, ascoltando le loro preoccupazioni e rispondendo alle loro domande».

Lei teme una mancanza di trasparenza?

«La trasparenza è fondamentale per costruire la fiducia. Vogliamo sapere chi controllerà la filiera dei rifiuti, quali saranno i sistemi di monitoraggio delle emissioni, come verranno gestiti i residui. Vogliamo che i dati siano pubblici e accessibili a tutti».

Lei ha anche espresso preoccupazioni sulla governance del progetto

«Sì, i ritardi nelle autorizzazioni e la mancanza di un commissario governativo con una conoscenza approfondita del territorio sono un problema. Dobbiamo evitare che la lentezza burocratica comprometta un progetto così importante».

In conclusione, qual è la sua posizione sul progetto Myrechemical?

«Non siamo contrari a priori, ma nemmeno nutriamo lo sfrenato ottimismo degli industriali che abbiamo letto sui giornali questi giorni. Abbiamo passato 50 anni sotto le ciminiere Enel e non vogliamo, non dobbiamo ripetere gli errori del passato. Per questo è necessario chiedere più trasparenza e solide garanzie sulla sostenibilità ambientale e sociale. Vogliamo un progetto che porti benefici reali alla nostra comunità, senza compromettere la salute e l'ambiente. Allo stato attuale non è stato formalizzato alcun progetto, né avviata alcuna autorizzazione. È essenziale che la comunità abbia l'opportunità di confrontare e valutare diverse opzioni, inclusa quella del nucleare sicuro di quarta generazione. A mio avviso, tale alternativa merita di essere presa in seria considerazione, specialmente in confronto al trattamento di ingenti quantità di rifiuti provenienti da tutta Italia».

©RIPRODUZIONE RISERVATA