«Oggi siamo qui per onorare la lungimirante scelta fatta dai nostri genitori e nonni nel 1946» Così il prefetto Antonio Cananà alla cerimonia del 2 giugno. Cerimonia che è iniziata quando il prefetto ha fatto il suo ingresso sul piazzale di fronte alla chiesa della peste, sede del sacello ai Caduti.

Il prefetto dopo aver passato in rassegna le truppe schierate ha preso posto accanto alla sindaca Frontini. In prima fila insieme a loro sindaca il presidente della provincia Alessandro Romoli, il vescovo Orazio Francesco Piazza, il questore Fausto Vinci, i comandanti provinciali dei carabinieri e della guardia di finanza, Massimo Friano e Carlo Pasquali e il consigliere regionale Enrico Panunzi.

Poi dopo l’alza bandiera e il commovente momento della deposizione della corona al sacello dei caduti, il prefetto ha letto il massaggio arrivato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

«Se oggi siamo qui - ha detto il prefetto dopo la lettura del messaggio presidenziale - è perché i nostri padri e le nostre madri costituenti poterono scrivere e approvare la carta costituzionale che ancora oggi regola mirabilmente la repubblica italiana e la vita della società civile e delle istituzioni pubbliche, perché il 2 giugno 1946 i nostri genitori, nostri nonni e nonne decisero di dare una svolta radicale alla storia del Paese. Loro scelsero di avvicendare la monarchia in favore di una repubblica fondata sul lavoro in quella sovranità che appartiene al popolo e non più a uno stato fondato sull’esaltazione della forza e sul mito della stirpe italica, ma uno stato di diritto in cui tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione e di condizioni personali e sociali e di opinioni politiche. Una scelta lungimirante che ancora oggi definisce la nostra Repubblica. Il vero senso del 2 giugno è questo. Buona festa a tutti».

Nel suo discorso la sindaca Frontini ha sottolineato l’importanza della festa del 2 giugno definendola: «un impegno quotidiano da parte di tutti per difenderla». Poi ha continuato: «il 2 giugno 1946 le italiane e gli italiani decidendo per la Repubblica hanno impresso una svolta nella storia della nazione. La nostra generazione ha passato una crisi derivante della pandemia del Covid 19 e ora affronta una guerra alle porte dell'Europa che oltre all'immane tragedia umanitaria ha mostrato a tutti i limiti di un modello economico d’energia basato sui combustibili fossili. Per questo dobbiamo fornire un impegno quotidiano per difendere non solo la sacralità della nostra repubblica ma anche la qualità del nostro ambiente».

Subito dopo il presidente della Provincia Alessandro Romoli nel suo intervento ha ripercorso le tappe salienti che hanno portato all’istaurazione della Repubblica:

«Sono passati 77 anni da quell’immortale 2 giugno 1946, quando le italiane e gli italiani sono stati chiamati a fare una scelta che avrebbe cambiato per sempre le sorti dell’Italia. Venivamo da una lunga dittatura sanguinaria che aveva soffocato ogni forma di libertà e di partecipazione politica. Era legittimo quindi pensare che forse da noi una repubblica non avrebbe mai funzionato. È con questo stato d’animo e con queste paure che quel 2 giugno 1946 gli italiani sono andati a votare. Il passato del nostro Paese era ancora macchiato di sangue, il futuro invece incerto. Si trattava infatti di scrivere la prima pagina di un grande libro la cui trama era sconosciuta a tutti. Eppure, per quanto il futuro potesse fare paura, gli italiani hanno scritto a chiare lettere una parola cha ha cambiato per sempre la loro vita, la nostra e quella dei nostri figli».