CIVITAVECCHIA – Le associazioni Forum Ambientalista ODV (sezione Civitavecchia), Lipu Birdlife Civitavecchia, Enpa Santa Marinella e Bioma – Associazione culturale naturalistica, tornano a far sentire la propria voce in merito al progetto di riqualificazione di piazza Regina Margherita, al centro del dibattito cittadino per l’abbattimento dei lecci storici presenti nell’area.

Attraverso una lettera congiunta, i rappresentanti delle realtà ambientaliste criticano le scelte progettuali e l’approccio utilizzato nella perizia agronomica, chiedendo all’amministrazione comunale una variante al progetto che tenga conto dell’identità storica e ambientale della piazza, con un intervento conservativo sugli alberi. Di seguito il testo integrale della lettera.

LA LETTERA – “Era lo scorso autunno quando lanciammo l’allarme per l’abbattimento degli alberi di piazza Regina Margherita previsto nel progetto di ristrutturazione del mercato.

Una critica, la nostra, che partiva dall’evidenziare che il nodo della vicenda non era nello stato di salute degli alberi, ma nella scriteriata scelta progettuale di eliminare la componente ecologica rappresentata dai lecci centenari che costituiscono non solo un’area verde nel centro città, ma un vero e proprio elemento dell’identità storica della piazza, per un progetto che non piace a nessuno, nemmeno a quei pochi operatori che ne sono venuti a conoscenza, che non migliorerà le condizioni in cui operano i mercatali e, se non modificato, trasformerà quell’area, nel periodo estivo, in un’infrequentabile isola di calore.

Ci è però voluta l'affissione di manifesti e striscioni nella piazza e sugli alberi interessati del 2 febbraio scorso, per far sì che il Comune aprisse un minimo dialogo con le associazioni che hanno raccolto il dissenso pubblico e assumesse l’impegno a verificare la possibilità di modificare il progetto per garantire la tutela dei lecci centenari previa una nuova valutazione agronomica che ne scongiurasse la pericolosità sancita dalla perizia affidata nel 2023 ben dopo la redazione del progetto, e finalizzata a trovare una scusa per abbattere gli alberi.

Tant’è che, dalla dichiarazione di pericolosità ad oggi, l’area non è stata interdetta!!!!!

Avevamo sperato che, nel richiedere questa nuova perizia, l’Amministrazione fosse realmente mossa dall’intento di salvare tutti i lecci del mercato e quindi fornisse, come ci hanno spiegato gli agronomi di nostra fiducia, come criterio fondante per la redazione della stessa, l’utilizzo di un approccio di tipo conservativo, finalizzato non solo alla valutazione della stabilità in sé e allo stato di salute degli alberi ma anche a suggerire eventuali interventi di supporto fisico per mantenerli in sicurezza.

Questo perché quando si parla di alberi in città (e si tiene alla loro tutela) utilizzare un’ottica esclusivamente funzionale risulta penalizzante, visto che tutti gli alberi in area urbana, soprattutto i più antichi, risultano sofferenti a causa di asfalto, inquinamento e, spesso, come nel nostro caso, di una mancante o errata manutenzione e, se si procede alla verifica dello stato del legno, quasi sicuramente si trovano magagne che non consentono di garantirne la tenuta. Ma la domanda è mal posta, ossia ci si sarebbe dovuti chiedere non come sta il legno dell'albero, ma come fosse possibile salvaguardare gli alberi dando un supporto anche fisico alla loro stabilità.

In un albero adulto, è la chioma complessiva che si ottiene dopo decenni di crescita che garantisce i servizi ecologici (assorbimento CO₂, filtro inquinanti, ombra, contrasto a effetto isola di calore).

Insomma, si sarebbe dovuto avere un approccio di restauro, come un bene monumentale che avrebbe potuto garantire il mantenimento degli alberi ancora per diversi anni e in sicurezza. Abbiamo dovuto, invece, constatare che l’affidamento della nuova perizia effettuato con la determina n. 996/2025 è stata finalizzata, purtroppo, al mero controllo della stabilità e alla “validazione della perizia precedente”.

Una perizia che quindi non ci ha convinto, partendo dall’approccio di base; ed anzi nella convinzione che si sarebbe potuti salvare molti più di quattro alberi, chiediamo all'amministrazione di voler prendere in esame quanto suddetto per addivenire ad una soluzione meno drastica di quanto ipotizzato e di valutare il malumore crescente della popolazione civitavecchiese che si sente defraudata di un bene pubblico con cui conviveva da anni.

È avvilente che l'amministrazione non tenga conto delle istanze dei cittadini, messi ai margini da decisioni che invece li riguardano in prima persona. Il discorso perizie poi, dove la popolazione non può entrare nel merito, oltre ad essere sconfortante RAPPRESENTA UN ULTERIORE ELEMENTO CHE LA ALLONTANA DALLA CLASSE POLITICA ATTUALE.

Prendiamo comunque atto di quanto dichiarato, a nome dell’intera Amministrazione, dall’Assessore all’ambiente che, insieme ad alcuni consiglieri comunali, ha affermato di aver compreso che “Il mercato di Civitavecchia è un luogo dal punto di vista antropologico. Un luogo quindi di relazioni, buone pratiche, identitario e storico e gli alberi fanno parte a pieno titolo di ciò che significa essere un luogo” e di star quindi lavorando “per garantire che la piazza resti un luogo verde, bello e sicuro per tutti…” e che in tal senso “La riqualificazione della piazza rappresenta un’occasione per migliorare il mercato, valorizzare il patrimonio verde e renderlo più fruibile e sicuro per tutti”.

Ci aspettiamo che alle belle parole, seguano i fatti e quindi si proceda quanto prima, ad una variante del progetto, ben prima della fase di cantierizzazione dell’area, che preveda la cura e la sostituzione degli alberi che si deciderà eventualmente di abbattere, tanti abbattuti, tanti ripiantati, nel rispetto dell’identità storica della piazza”.

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