CIVITAVECCHIA -  Assolto perché il fatto non costituisce reato. Con la sentenza di Appello emessa venerdì scorso, nonostante la prescrizione sopraggiunta già quattro giorni dopo la sentenza di primo grado, è stato completamente scagionato l’avvocato Alessandro Maruccio, all’epoca dei fatti accusato di abuso d’ufficio poi derubricato in tentato abuso d’ufficio, avendo votato, in qualità di consigliere comunale nell’allora amministrazione Moscherini, la delibera consiliare sulla variante urbanistica al prg relativa anche all’area di interesse della società’’ Face to face’’ che avrebbe dovuto realizzare due palazzine in un terreno di via Terme di Traiano. Maruccio venne accusato di aver votato quella delibera in conflitto d’interesse, in quanto il titolare della società, Claudio Gaballo e l’architetto Rosanna Gaballo erano rispettivamente cugino e zia.



La Corte d’Appello ha però spazzato via ogni ipotesi di reato, con una sentenza di assoluzione molto significativa, proprio perché emessa nonostante la maturata prescrizione del procedimento. La sentenza infatti cristallizza una verità importante che mette la parola fine ad una vicenda giudiziaria durata otto anni e che ha più volte conosciuto gli onori delle cronache locali. Non sono mancati infatti colpi di scena nel lungo percorso giudiziario, anche di carattere politico con l’ex sindaco Antonio Cozzolino protagonista di pungenti commenti a corredo dell’annuncio della decisione dell’amministrazione comunale Cinque stelle di costituirsi parte civile nel procedimento per presunti danni all’immagine del Comune. Circostanza ora completamente smentita con la sentenza di appello. 

Il caso è noto a tutti come processo “Face to face”, termine che richiama proprio il nome della società che avrebbe dovuto realizzare le due palazzine al civico 69 di via Terme di Traiano. La vicenda prese le mosse nel dicembre 2010, quando il cantiere venne posto sotto sequestro dagli uomini della Guardia Forestale a seguito di un’indagine avviata dalla Procura di Civitavecchia sulla base di un esposto presentato da un confinante di quel terreno. Ad esso seguirono altri esposti. Nel mirino finì proprio la delibera di approvazione della variante al prg votata con il parere favorevole anche dell’allora consigliere Maruccio. Sul banco degli imputati finirono l’ex consigliere Alessandro Maruccio, il titolare e l’architetto della società Face to face, Claudio Gaballo e Rosanna Gaballo (cugino e zia dell’avvocato Maruccio), e il direttore tecnico dei lavori Marco Censasorte, condannati in primo grado, il 29 settembre 2016, ad otto mesi Maruccio per tentato abuso d’ufficio e ad un anno gli altri tre per tentato abuso edilizio.



Contro la sentenza di primo grado fecero ricorso in appello i legali difensori di Alessandro Maruccio, il papà Pier Salvatore affiancato dai professori Fiorella e Selvaggi. Nel frattempo le lungaggini portarono alla maturazione della prescrizione. Ciò nonostante, venerdì la Corte d’Appello ha ritenuto di andare a sentenza certificando l’assoluzione nei confronti di Alessandro Maruccio.



Grande soddisfazione per l’avvocato Pier Salvatore Maruccio: «Il fatto lo conosciamo tutti – commenta Pier Salvatore Maruccio – Ha avuto una sua vita processuale che si è conclusa, e dico conclusa, con una dichiarazione di non doversi procedere per i rappresentanti a vario titolo della società Face To Face per intervenuta prescrizione e con un’assoluzione poiché il fatto non costituisce reato per l’avvocato Alessandro Maruccio dal reato di tentato abuso d’ufficio in ragione della delibera consiliare a suo tempo approvata anche con il suo voto. Merita particolare attenzione questo aspetto, perché la sentenza della Corte d’Appello di Roma interviene nonostante fosse ampiamente maturata la prescrizione per questo reato. Alle circa 50 pagine di motivazione della sentenza del tribunale di Civitavecchia che aveva condannato l’avvocato Maruccio a 8 mesi, riconoscendo nel gesto approvativo un tentativo di favorire la Face to face, abbiamo risposto con altrettante motivazioni e le nostre lagnanze sono state accolte e riconosciute le nostre ragioni, finalmente dopo otto anni di graticola giudiziaria». «Si badi – aggiunge l’avvocato Pier Salvatore Maruccio – ragioni portate avanti sin dall’inizio, con nessun cambiamento di rotta, con coerente fermezza, ben sapendo della bontà delle stesse. In tutto questo non va colta alcuna polemica. Le sentenze vanno rispettate, ma quando non sono condivise vanno avversate, combattendo con le armi della logica per la più corretta interpretazione dei fatti. La prima sentenza, enorme per la mole delle argomentazioni a sostegno della propria motivazione, è stata evidentemente demolita proprio nella qualificazione giuridica della condotta dell’avvocato Maruccio che non era, non era mai stata, non poteva essere considerata assolutamente illegittima».

«Un risultato di grande soddisfazione. – dice Alessandro Maruccio - Il fatto di aver visto un’assoluzione, oltre che una declaratoria di prescrizione, significa che nei miei riguardi vi era una necessità di fare chiarezza. L’assoluzione determina un’altra considerazione, ovvero il completo scioglimento dal quel vincolo tra l’interesse personale e il ruolo di consigliere comunale che lo era all’epoca e che oggi con questa sentenza è stato confermato».



«Questo – aggiunge Alessandro Maruccio - anche per rispondere all’allora sindaco Cozzolino il quale subito dopo la sentenza di primo grado, ebbe a fare dichiarazioni di grossa soddisfazione in merito a questa sentenza di condanna e addirittura ad additare il mio comportamento di cointeresse tra questioni pubbliche e interessi personali come un qualcosa che doveva essere stigmatizzato come politica becera. Oggi è chiaro che la costituzione di parte civile da parte del Comune di Civitavecchia voluta da Cozzolino a tutti i costi in quel procedimento, per quanto riguarda la mia posizione, è priva di fondamento. Quella che era la presunta lesione dell’immagine del Comune ovviamente con questa sentenza è stata completamente distrutta. Mai come in questo caso il diritto si sovrappone perfettamente alla verità vera dei fatti».