CIVITAVECCHIA – Da quindici anni ormai al vertice della protezione civile come Coordinatore dell'Unità di Crisi, l’Emergency manager Valentino Arillo ha ideato e guidato il Sistema Locale di Protezione Civile compreso il volontariato di settore in un momento di transizione e di crescita, di riorganizzazione e di professionalità crescente.

Come è evoluta la Protezione Civile durante la sua gestione? Quali sono stati i cambiamenti più significativi?

«Ho avuto l’incarico dall’allora sindaco Moscherini (poi confermato da Tidei, commissario prefettizio, Cozzolino, Tedesco e oggi Piendibene ndr). Dopo i fatti di Viareggio del 2009 si avviò una riflessione profonda anche sul nostro territorio, impreparato, sprovvisto sia di un piano di emergenza adeguato che di una macchina dei soccorsi pronta ad intervenire in situazioni di criticità. Ho trovato però un gruppo di volontari professionali e motivati, con esperienza, ma non strutturati. In quegli anni la Protezione civile, inquadrata nella macrostruttura della Polizia locale, era praticamente impiegata durante le manifestazioni. Bisognava crescere. L’esperienza personale non si traduceva in lavoro di squadra. Siamo passati sotto la dirigenza dell’ingegner Giulio Iorio, con il quale collaboriamo tutt’ora, i volontari si sono qualificati, diventando dei professionisti del soccorso. I sindaci hanno creduto in un progetto a medio e lungo termine. Tutti siamo diventati sempre più consapevoli che la protezione civile non è il volontariato, ma un sistema complesso composto da tutte le strutture operative nazionali presenti sul territorio. Da qui siamo ripartiti, credendo nell’Unità di crisi come realtà che “cammina” in tempo di quiete e funziona alla perfezione nelle emergenze con un continuo scambio di dati e di esperienze, grazie alle fondamentali esercitazioni che vengono svolte periodicamente. Oggi siamo un punto di riferimento. Ce lo ha riconosciuto anche quello che è il padre della Protezione Civile, l’onorevole Giuseppe Zamberletti, che ha inaugurato in vita l’unica sala operativa a lui dedicata, la nostra».

Quali sono le principali sfide che la Protezione Civile deve affrontare oggi? Come si sta preparando a rispondere a nuovi tipi di emergenze, come quelle legate al cambiamento climatico?

«Sicuramente la nostra sfida più concreta oggi è quella di avere a disposizione una nuova sede. L’attuale centro polifunzionale, infatti, è inserita all’interno di Fiumaretta, area al centro dell’accordo tra Mit-Comune-Adsp che dovrà essere completamente riqualificata. È necessario traslocare e si sta guardando con interesse - ne abbiamo parlato anche recentemente con il sindaco Marco Piendibene, Autorità Locale di Protezione Civile con responsabilità enormi - alla ex caserma De Carolis. L’idea ambiziosa è quella di fare di Civitavecchia un centro di eccellenza, creando una struttura di ricerca, studio, formazione ed addestramento di tutte le componenti del sistema: ognuna ha le sue capacità operative e queste vanno sempre più integrate. In quest’ottica fondamentale si rivela il Protocollo d'intesa proprio per la ricerca, studio, formazione e addestramento di tecniche e delle tecnologie peril monitoraggio ambientale, anche con i droni, con Enea, C.I.S.ST.E.Ma. e UniSapienza. La De Carolis, quindi, potrebbe diventare una vera e propria Cittadella della sicurezza e del volontariato, coinvolgendo le associazioni affini alla Protezione civile; qui possono essere formati i giovani, organizzati campi scuola, addestrare unità cinofile e perché no pensare anche alla pet therapy. Per quanto riguarda le sfide a carattere generale, invece, il cambiamento climatico a cui stiamo assistendo in questi anni ci impone una risposta diversa rispetto al passato. Basti pensare a quanto avvenuto in questi giorni anche in Liguria o in Piemonte. Anche qui dovremo fare i conti sempre più con piogge torrenziali, venti forti, trombe d’aria. La cosa fondamentale è preparare la popolazione ed il territorio attraverso una costante informazione e comunicazione. La Protezione civile è al 70% prevenzione: su questo occorre lavorare».

Durante questi anni, quali sono state le criticità più difficili da gestire all'interno della Protezione Civile? Come le ha affrontate e superate?

«Le prime difficoltà sono state quelle legate all’interlocuzione con gli uffici comunali , per far capire quelli che erano i nostri progetti, le nostre idee, i nostri obiettivi. Anche la parte economico finanziaria è un punto dolente, ma devo ringraziare proprio l’economato e tutto l’ufficio dell’ingegner Iorio per il sostegno quotidiano. Se parliamo di criticità, sicuramente gli incendi sono una di queste. Bisogna fare i conti con la carenza di acqua cronica e con volontari che avrebbero bisogno di un ricambio generazionale. Così come le trombe marine: non possiamo fare altro che raccogliere quando devastato. Ma possiamo informare la popolazione, quello sì: Alert System, in questo senso, è uno strumento che abbiamo voluto introdurre per arrivare a più persone possibili. E poi sicuramente il periodo della pandemia da Covid. Sono stati anni duri, per tutti. Ma ci ha aiutato la lungimiranza di qualche anno prima. Quando sei disaster manager pianifichi e prevedi le azioni da mettere in atto in caso di emergenza. Nel 2016 approvammo il primo piano di emergenza inglobando anche le attività da attuare in caso di epidemia umana o animale: ce lo imponeva un porto internazionale come il nostro. In Regione ci presero quasi per “pazzi”, e invece proprio quelle best practices sono poi risultate fondamentali nel momento della pandemia, con il porto di Civitavecchia diventato punto di riferimento e modello a livello internazionale, l’unico in grado di saper gestire subito l’emergenza, in maniera impeccabile».

Con la conferma del nuovo sindaco, quali sono le sue priorità per il futuro? Ci sono nuovi progetti che intende promuovere?

«Sicuramente, lo ripeto, la nuova sede. E poi dobbiamo rinnovare il parco mezzi: sono obsoleti, hanno troppi chilometri. Non possiamo intervenire in emergenza rischiando di rimanere a piedi. Tra i nostri primissimi obiettivi poi c’è quello di entrare nelle scuole, da un lato per “reclutare” forze nuove, dall’altro per portare la prevenzione all’interno delle famiglie, attraverso i bambini e i ragazzi. Sono loro il nostro presente ed il nostro futuro. Ma anche la creazione di una compagine regionale con sede proprio a Civitavecchia che possa inglobare tutte le associazioni affini,. attingendo a fondi del Pnrr o di Roma Capitale per creare quella cittadella di cui parlavamo prima. Non dimentichiamo il Giubileo ormai alle porte: è nostra intenzione coordinare tutte le attività del territorio, insieme a Roma Capitale e la Prefettura di Roma che ci guida in ogni iniziativa, insieme chiaramente al Sindaco, per garantire accoglienza, assistenza ed efficienza».

La Protezione Civile è un sistema complesso che coinvolge numerosi attori. Come valuta la collaborazione con altre realtà? Ci sono ambiti in cui questa sinergia può essere ulteriormente migliorata?

«All’inizio non è stato semplice mettere tutti seduti allo stesso tavolo, ma grazie alla sensibilità, alla professionalità e all’intelligenza di tutti i dirigenti negli anni abbiamo creato una squadra sempre più affidabile e professionale. Abbiamo riconoscimenti della nostra professionalità che a livello nazionale ed internazionale. Lo abbiamo dimostrato in molte occasione, da terremoti, alluvioni, accoglienza dei migranti, pandemia. Grazie anche al team di persone qualificate ed esperte che mi affiancano da anni e che offrono la loro professionalità in modo gratuito al sistema e soprattutto alla popolazione. Vanno valorizzate e singole professionalità, mettendole sempre più a sistema, coinvolgendo anche le altre istituzioni e realtà del territorio, dall’Adsp all’Ater, passando per Unindustria, Confcommercio, albergatori e ristoratori, solo per fare qualche esempio, per un sistema sempre più efficace ed efficiente».

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