CIVITAVECCHIA – «La Giunta Comunale con in testa il Sindaco ascolti i lavoratori e le tante realtà sociali e produttive che hanno a cuore il futuro della città, non si lasci espropriare dal Commissario voluto dal Governo della gestione del futuro della propria comunità, si faccia portavoce delle istanze dei lavoratori e del territorio e si attivi per sostenere queste proposte, le uniche al momento sane e concrete. Ai sindacati diciamo: se non parte qui ed ora la rivolta sociale, quando e dove?».

È la domanda che si pongono Civitavecchia popolare-Prc, all’indomani del consiglio comunale aperto sul phase out di Tvn di venerdì scorso. 

«Se non fosse stato per la presenza numerosa dei lavoratori che hanno contestato sonoramente la passerella delle promesse vaghe e della parole vuote degli intervenuti iniziali e posto fine al tempo delle chiacchiere, come diceva lo striscione esposto, sarebbe stato un altro giro di giostra a vuoto – hanno tuonato – a distanza di oltre 5 anni da quando è stata fissata la chiusura di TvnN al 31/12/2025 e dopo oltre 2 anni dall'istituzione del Coordinamento ministeriale che avrebbe dovuto portare all’accordo di programma per la reindustrializzazione dell’area della centrale, di fatto non c’è ancora nessun impegno sicuro né indicazioni concrete da parte di Enel, Governo e Regione. Di sicuro c’è solo il fermo della produzione, l'inaccettabile blocco delle manutenzioni e il taglio della commesse, la riduzione dei salari, la cassa integrazione, lo spettro della disoccupazione per centinaia di lavoratori, l’impoverimento delle famiglie e la crisi economica e sociale del territorio, prima stuprato e poi abbandonato a se stesso senza prospettive di futuro. Ad oggi c’è solo il bando del Mimit che, mettendo a nudo l'assenza di qualsivoglia politica industriale istituzionale, lascia il territorio, senza porre paletti e specificarne necessità e potenzialità, alla mercé dei predatori del mercato, nella speranza che la data magica del 28 aprile possa portare una qualsiasi alternativa, più o meno avvelenata, alla disoccupazione di maestranze già a salario ridotto».
Per Civitavecchia popolare e Prc non è più il tempo delle chiacchiere. «Dopo anni di confronto e di speranze fallite, siamo arrivati al momento della verità e dei fatti. Riteniamo sia giunto il tempo della mobilitazione della città e di tutti i lavoratori – hanno spiegato – per una vertenza territoriale che metta tutti, Enel, Governo, istituzioni e politica davanti alle proprie responsabilità: Enel oltre ad investire ed assicurare un suo impegno diretto nella reindustrializzazione dell’area di Tvn, deve garantire il mantenimento di tutti i posti di lavoro riattivando le manutenzioni imposte dall'Aia fino a che la centrale risulta in esercizio e presentando da subito la procedura di decommisioning presso il competente Ministero affinché all'indomani dello spegnimento della centrale, possa partire da subito il progetto di messa in sicurezza, smantellamento e bonifica del sito già depositato e che prevede almeno 30 mesi di lavorazioni. Il Governo deve stanziare le risorse per gli ammortizzatori sociali per sostenere i lavoratori nella fase di transizione, formarli ed accompagnarli alle nuove mansioni, riconoscere Civitavecchia area di crisi complessa e prevedere finanziamenti certi per sostenere, con la Regione e il Comune, l’avvio di un piano di conversione industriale che accompagni la realizzazione dell'eolico offshore e appresti la banchina Mare Nostrum ad ospitare l'assemblaggio delle pale eoliche. Tutte le altre proposte, quelle basate sul vecchio ricatto occupazionale con la contrattazione al ribasso di qualche posto di lavoro in cambio di ambiente e salute, vanno rispedite al mittente – hanno concluso – progetti inverosimili basati sulla combustione della plastica per farne idrogeno grigio o sulla pirolisi, biodigestori, inceneritori e impianti chimici impattanti a bassa occupazione sono proposte di cui non abbiamo bisogno».