CIVITAVECCHIA – Unione popolare Civitavecchia si dice preoccupata dalla lentezza con cui sta procedendo il progetto per l’eolic offshore e teme che Comune e Adsp non gli stiano dando la giusta importanza. «Accogliamo - spiegano - con moderato ottimismo la notizia che il progetto dell’eolico offshore sta procedendo spedito e usufruisce di coperture economiche importanti, come quelle di Eni plenitude, Cassa depositi e prestiti e della Copenaghen infrastructure partners. Siamo però fortemente preoccupati dal fatto che al contrario di altri territori, nei quali sono proposti progetti similari, come ad esempio, Cagliari, dove l'Autorità di sistema portuale ha chiuso in tempi brevissimi la conferenza dei servizi per autorizzare l'utilizzo di aree retro portuali per la realizzazione di un opificio per lavorazioni di carpenteria metalmeccanica, relative alla costruzione delle pale eoliche con la creazione di 500 posti di lavoro, invece a Civitavecchia come tale progetto venga accolto nel più totale immobilismo territoriale». Unione popolare si chiede perché la Adsp continui «ad ignorare il progetto dell'offshore o, nel migliore dei casi, a sottovalutarlo? Perché le aziende dell'indotto Enel, che con la dismissione di Torrevaldaliga nord si troveranno ad affrontare una certa crisi occupazionale, non prevengono tale situazione facendosi portatrici di un progetto di sfruttamento delle aree retro portuali per l'indotto eolico e lo presentano all'Adsp? Perché - si chiedono da Unione popolare - il Comune, che dovrebbe essere la prima istituzione che dovrebbe essere interessata alle ricadute di questo progetto sul territorio, non si fa soggetto attivo di progettualità iniziando ad approcciare seriamente la transizione energetica, visto che, peraltro, è stato creato un tavolo ministeriale apposito, che a breve si riunirà nuovamente? Cosa sta facendo la Regione Lazio che dovrebbe sostenere il progetto e coordinare la sinergia tra Enti, istituzioni, soggetti sociali e soggetti privati? Il rischio grande è che potremmo ancora una volta trovarci a subire l'ennesima presenza di impianti di produzione energetica, ancorché rinnovabili e non inquinanti, mettendo - concludono - a disposizione importanti fette del nostro mare, senza la giusta contropartita in termini di posti di lavoro».

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