Forza Italia, nelle ultime settimane, è salita alla ribalta della cronaca per il dissidio interno al partito. Una diatriba, innescata dalle esternazioni dell’ex sindaco Giovanni Arena contro il segretario provinciale e il commissario comunale, deflagrata poi nei giorni scorsi durante la riunione del coordinamento provinciale.
Su quanto accaduto ma anche sulle modalità relative alla gestione politica del partito è incentrata l'intervista che Alessandro Romoli, segretario provinciale di Forza Italia ha rilasciato alla nostra testata.
La percezione che si ha dall’esterno, per quanto riguarda la sua leadership, è che lei stia puntando molto su volti nuovi o comunque poco inflazionati relegando la vecchia guardia nelle retrovie...
«Noi abbiamo celebrato - dichiara Romoli - un congresso che si è svolto all’unanimità perciò sentire o leggere di Forza Italia 1 e Forza Italia 2 è destituito di fondamento. Non c’è, né fisicamente né politicamente, una presenza nel comitato provinciale di una dicotomia tra due impostazioni diverse. Non ci sarebbe comunque stato nulla di strano; siamo vissuti in partiti dove c’erano correnti, siamo maturati in quei partiti e conosciamo bene le dinamiche ma questo non succede oggi dentro Forza Italia che ha eletto una classe dirigente rinnovata con tante persone, sindaci, amministratori, dirigenti anche giovani. Tengo a far presente che il nostro giovanile oggi conta quasi 35-40 unità, credo sia uno dei giovanili più partecipati della provincia, ma stiamo vedendo e registrando altre adesioni.
Questo significa che Forza Italia è attrattiva delle nuove leve, abbiamo necessità e urgenza di dover assicurare in qualche modo il buon governo, mettendo insieme sia coloro che hanno esperienza rispetto a coloro i quali si approcciano ora. Diciamo quindi che, secondo me, non abbiamo relegato nessuno a ruoli marginali anzi tutti sono impegnati, su indicazione anche del nostro segretario nazionale Tajani che ci ha chiesto di aprire e di allargare il movimento.
Siamo in una fase nella quale abbiamo necessità di raggiungere nuovi mondi e di essere generosi nel non presentarci a questi nuovi mondi con delle posizioni precostituite legate soltanto a una militanza più lunga, a cui anche io mi ascrivo.
Pur essendo giovane, appartengo ormai a una classe che ha maturato un’esperienza sul territorio in termini di impegni e di incarichi. Però dobbiamo partire proprio da questo per allargare e aprire, altrimenti rischiamo di implodere dentro noi stessi, parlandoci da soli e non avendo quindi nessun effetto né dirompente né innovativo».
A smuovere però le acque interne è intervenuto il caso Arena.
«Sì, è un caso che abbiamo appreso dai giornali. Perché, nelle varie riunioni del coordinamento, non era mai stato manifestato da parte di Giovanni Arena un’impostazione diversa da quella che abbiamo dato e assunto nella riorganizzazione del partito. Anzi, abbiamo sempre registrato una comunanza di vedute che più volte è stata manifestata. Ho letto anche della presa di posizione, facendo confusione con il Pd, con la Frontini. Situazioni che francamente non ci appartengono allo stato e che lui stesso ha perseguito candidandosi nella lista a sostegno di Alessandra Troncarelli, lista che a suo tempo abbiamo anche supportato convintamente. E lui era tra gli ideatori e fautori. Tornando però all’episodio e alla presa di posizione non c’erano mai state avvisaglie. L’abbiamo appresa dai giornali e quindi abbiamo ricondotto questa discussione all’interno del coordinamento provinciale, ma poi non c’è stata possibilità di scambio o di interlocuzione».
Che cosa è accaduto nella riunione del coordinamento provinciale?
«Abbiamo tenuto il coordinamento provinciale alla presenza, non solo mia, ma di 80-85 persone che hanno partecipato ai lavori. Ho tenuto la relazione iniziale dicendo che abbiamo migliorato sul tesseramento arrivando quasi a 1600 tessere, che il 4 marzo inaugureremo la nuova sede provinciale del partito alla presenza di Tajani. Insomma tutta una serie di considerazioni sul radicamento del territorio, poi ho trattato il tema dicendo che era emerso questo distinguo e che ne avremmo parlato. Giovanni Arena ha chiesto la parola, un intervento di circa 23 minuti senza mai essere interrotto da nessuno. Terminato l’intervento, che tendeva a restituire una realtà dei fatti un po’ destituita da un fondamento crono temporale, è intervenuto il sindaco di Bolsena.
Andrea Di Sorte pacatamente ha manifestato la propria impostazione, ossia che queste uscite sui giornali sarebbe stato meglio reinserirle nel dialogo interno del partito. Dopodiché Giovanni Arena è saltato sulla sedia e ha cominciato a urlare. L’ho invitato a essere rispettoso del dialogo interno, stante appunto che tutte le 80 persone presenti l’avevano ascoltato per 23 minuti, facendogli notare poi che la democrazia va non solo professata ma anche applicata. E che, visto che aveva parlato, la parola sarebbe passata ad altri. C’erano circa 40 iscritti a parlare.
Lui invece si è rivolto verso di me, è anche venuto fisicamente verso di me. Gli ho detto che, comportandosi così, allora è un maleducato. Ha risposto che lui è una persona d’esperienza e io ho replicato che se è d’esperienza allora sarà un anziano maleducato. Non ho mai usato la parola vecchio, non mi sono mai alzato dal tavolo in cui stavo.
Lui è venuto verso di me, poi è stato allontanato da una serie di amici che l’hanno preso e portato fuori dall’aula mentre sbraitava. Io ero tranquillamente seduto al tavolo da dove non mi sono mosso. Non ho reagito né ho fatto nulla, ho solo detto che era un anziano maleducato. Tutto qua, niente oltre questo».
Ma tutto ciò porterà a una possibile estromissione di Arena dal partito?
«Questo sarà oggetto di valutazioni, non mie, ma del partito regionale e nazionale. Io non voglio dare indicazioni perché la vicenda è piuttosto dolorosa e anche incresciosa. Nella mia vita non ho mai avuto modo di assistere come protagonista a scene di quel genere e francamente un po’ mi ha scosso. Quindi non me ne voglio occupare in prima persona, c’è uno statuto e un regolamento. Io provvederò a informare gli organi superiori che poi adotteranno quello che ritengono sia del caso. È ovvio che non possiamo accettare un atteggiamento, diciamo, di guastatore, perché tutte le impostazioni diverse da quelle della maggioranza debbono essere, non solo rispettate, ma prese in considerazione però nella sede deputata, altrimenti si rischia di implodere».