Il Consiglio regionale del Lazio è fermo da settimane, sono tutti impegnati in campagna elettorale. Parleremo d’altro, quindi, ma sempre rimanendo su temi e persone legati alla Regione. La scorsa settimana ci eravamo lasciati parlando della corsa per le Europee tutta al femminile di due donne romane, entrambe candidate di Forza Italia: Renata Polverini e Alessandra Mussolini. Riprendiamo da qui perché chi scrive ha potuto saggiare personalmente come in parte si stia svolgendo la campagna di una delle due virago azzurre: l’ex presidente della Regione Lazio. Qualche sera fa un amico mi ha chiamato pregandomi di accettare un invito per martedì all’ora di pranzo ad un ristretto evento elettorale di Renata Polverini. Sulle prime sono rimasto un po' interdetto, non comprendendo né la ragione dell’invito, né l’orario - piuttosto bizzarro soprattutto perché in un giorno infrasettimanale - e neanche il perché l’ex governatrice avesse bisogno di persone per un appuntamento elettorale che poi si è rivelato solo su invito e a numero chiuso. Proprio questa curiosità mi ha fatto venire la mosca al naso, di quelle che spesso vengono a noi giornalisti interessati spesso più ai retroscena che alle notizie più comuni. Quindi, ho accettato. Anche l’insistenza del mio amico mi ha ulteriormente incuriosito: “per favore, dammi conferma, è a numero chiuso e devo comunicare chi porto”. L’appuntamento era per ieri alle 13, su una bellissima terrazza privata di un palazzo adibito ad uffici nel quartiere Coppedè. Quanti ricordi! Proprio a pochi passi dal luogo dell’incontro si staglia sempre maestoso il mio vecchio liceo classico, quel Giulio Cesare che è entrato nel mito di noi romani, e non solo, anche grazie alla meravigliosa canzone di Antonello Venditti, pure lui ex alunno. Arrivati al portone, una gentile hostess con cartellina in mano vaglia attentamente se il mio nominativo è presente tra gli invitati. Ci mancava che chiedesse la parola d’ordine per sentirsi catapultati nella trama di un film alla Eyes Wide Shut! Il mio nome era stato fortunatamente inserito in tempo dal pressante amico, vengo quindi accompagnato all’ascensore che mi porta direttamente al terzo piano, le ultime due rampe fino al piano attico sono da farsi a piedi. Tra camerieri carichi di rustici e svolazzanti vassoi strabordanti flute di prosecco intravedo finalmente lei: Renata Polverini. Amabile con tutti i presenti, seppur ci fossimo già conosciuti in passato in un primo momento non mi ha riconosciuto, ma poi sì. O forse era solo per garbo. Terminati i saluti ad un certo punto cala il silenzio, tra bocche trangugianti pizzette ancora da spazzolare (c’è anche chi,evidentemente scocciato di essere dovuto venire in pausa pranzo, si aspettava qualcosa di più di qualche canapè), prende la parola la candidata. Un discorso molto ben strutturato, senza ridondanza che va quasi subito dritto al punto: “ho bisogno del vostro voto!”. Tutto si conclude in poco più di un’ora, perché è martedì e si lavora tutti. Riscendendo con l’ascensore mi soffermo a pensare a come, nel 2024, si possano ancora immaginare pranzi (se così possiamo definire questo) di tal genere. Una volta c’erano i comizi, il porta a porta, i bagni di folla, ora invece ci sono i pranzi all’attico con trenta persone in caricate di far proseliti tra amici e parenti. Mi dicono che l’avversaria interna della Polverini, Alessandra Mussolini, stia svolgendo una campagna elettorale totalmente diversa. Vedrò di appurare e, magari, ve ne parlerò la prossima settimana.
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