Dopo settimane di voci, indiscrezioni, dichiarazioni, passi avanti e ritiri più o meno autorevoli, finalmente le liste dei candidati per le Elezioni europee sono state depositate. I vari partiti hanno faticosamente sciolto il rebus legato non solo ai nomi, ma anche le posizioni in lista. Ambitissimi, come sempre, i primi posti. Un’ambizione a dire il vero solo su carta perché, com’è noto, per le Europee sono previste le preferenze. Fatte queste dovute premesse, possiamo oggi finalmente commentare i nomi in lista, i “trombati”, il chi ce l’ha fatta e chi no anche qui nella nostra Regione. Lazio che, ricordiamo, nella macro circoscrizione elettorale denominata “Italia centrale” (e che comprende anche Toscana, Umbria e Marche), fa la parte del leone con i suoi quasi 6 milioni di elettori. Legittimo quindi che le ambizioni locali fossero tante, ma per far posto a nomi provenienti da ben quattro regioni qualche sacrificio, con conseguenti più o meno fragorose delusioni personali, sia stato necessario. Cominciamo quindi dalla lista del maggior partito di maggioranza, quella di Fratelli d’Italia. Tra i 15 nomi in lista, ben 8 provengono dal Lazio, da sempre culla elettorale del partito. Oltre al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, capolista in tutte e cinque le circoscrizioni, gli altri sette sono: Nicola Procaccini (numero 2 in lista e quindi di fatto primo), Carla Cappiello, Francesco Carducci, Dorina Casadei, Maria Veronica Rossi – la ferentinese è anche la più giovane attuale europarlamentare del partito, essendo nata nel 1988 – Antonella Sberna e Stefano Tozzi. Nella Lega, invece, le tre punte di diamante del Carroccio laziale sono: l’ex presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese, il coordinatore regionale Davide Bordoni e la capogruppo alla Pisana Laura Cartaginese. Sulla composizione delle liste elettorali leghiste, dibattito che vi abbiamo ampiamente documentato nei mesi scorsi, si è già da tempo consumato lo strappo più eclatante nel partito. Giuseppe (Pino) Cangemi, come il lettore ricorderà, fu il secondo big leghista, dopo Angelo Tripodi, a sbattere la porta e confluire in Forza Italia proprio a causa di quanto si stava delineando in vista delle Europee. Voci di corridoio raccontano che Cangemi avrebbe voluto avere garantito il ruolo di capolista ed essere blindato da Matteo Salvini con la certezza che, almeno nel Lazio, il suo dovesse essere l’unico nome su cui il partito avrebbe puntato. Promessa che Salvini disse subito di non poter mantenere e questo causò l’immediato addio di Cangemi, confluito prima nel gruppo misto e poi, recentemente, in Forza Italia. Nelle liste di Azione i “romani”che spiccano sono due big: lo stesso Carlo Calenda – capolista – e Alessio D’Amato, l’ex assessore alla Sanità laziale della giunta Zingaretti che gestì l’emergenza Covid (per alcuni disastrosamente), confluito nel partito di Calenda dopo le solite beghe regionali del PD. E proprio nelle liste del Partito democratico si è avverato quanto già precedentemente avevamo “spifferato” in questa rubrica: subito dopo la segretaria Schlein, capolista fittizia perché non rinuncerà a Montecitorio, figurano Zingaretti e la sua ex portavoce in Regione Camilla Laureti. A seguire, l’altro grande “problema” per i Dem, l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, la cui candidatura ha causato molti mal di pancia: l’averlo posizionato al n.4 nella circoscrizione Centrale ha fatto sì che i due sindaci, Dario Nardella di Firenze e Matteo Ricci di Pesaro, siano stati retrocessi rispettivamente al sesto e all’ottavo posto, con evidente irritazione (eufemismo) di entrambi. Ne vedremo delle belle, preparate i pop corn!

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