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La città di Viterbo scelta per tenere a battesimo la prima edizione del Festival ‘Economia della cultura’.
Ieri la sala Regia di Palazzo dei Priori ha ospitato la prima delle tre giornate della rassegna - dall’11 al 13 ottobre -, il cui intenso programma si articola con incontri, lectio magistralis e vari panel finalizzati a fare il punto sulle potenzialità della cultura. Non solo come valore identitario ma anche in termini economici, di sviluppo e di creazione di opportunità occupazionali.
Parterre de roi ieri per l'apertura del Festival con la presenza della vicepresidente dell’Europarlamento Antonella Sberna, la sindaca Chiara Frontini, il rettore Unitus Stefano Ubertini e il presidente di Lazio Innova Francesco Marcolini. Assenti per la concomitanza del consiglio regionale, ma intervenuti in collegamento da remoto, la vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli, l’assessore regionale alla Cultura Simona Baldassare e il capogruppo di Fratelli d’Italia Daniele Sabatini alla Pisana, che ha fortemente promosso Viterbo come sede per l’esordio del festival. Assente, per impegni istituzionali, anche il ministro Alessandro Giuli. Marcolini ha focalizzato il suo intervento sul turismo.«Quello di massa porta un beneficio economico ma anche disagi, come sta emergendo in varie città italiane, meglio puntare su un turismo culturale di prestigio. E la capacità di progettare iniziative di altissimo profilo, soprattutto in città piccole come Viterbo, può essere dirimente. Per creare non solo posti di lavoro ma anche attrazione di investimenti privati. La cultura ha necessità di attrarre finanza privata» ha evidenziato davanti a una folta platea costituita, tra gli altri, dai vertici delle associazioni di categoria e da operatori economici.
Per poi annunciare l’intenzione, già dal prossimo anno, di far diventare il festival un evento di carattere internazionale: «Abbiamo già avviato contatti con gli Stati Uniti». Un intento a cui ha fatto eco l’eurodeputata Sberna, la quale forte di una delega che riguarda la Casa della storia europea, auspica di riuscire a portare il prossimo anno a Bruxelles la seconda edizione dell’iniziativa per poi sottolineare che «la cultura in Italia movimenta oltre 95 miliardi di euro, un settore che se ben organizzato è volano di sviluppo economico per i territori».
E della grande opportunità offerta dal Festival ha parlato anche la sindaca Chiara Frontini: «Una grande occasione per cucire una narrazione intorno alla candidatura di Viterbo a capitale europea della Cultura 2033. Un obiettivo su cui nella nostra programmazione, che vede la cultura come tema centrale di sviluppo per il territorio, abbiamo messo in fila una strategia di progettualità e di investimenti per oltre 12 milioni di euro».
Smarcatisi per qualche minuto dai lavori dell'assemblea regionale, da remoto sono intervenuti Roberta Angelilli e Daniele Sabatini.
«Nelle intenzioni della Regione - ha sottolineato la vicepresidente della giunta - l’economia della cultura parte non a caso da Viterbo perché ha un’identità unica al mondo. Un settore che nel Lazio vale 15 miliardi di euro, oltre il 15% dell’economia regionale». Ha quindi rimarcato l’importanza di attuare strategie territoriali, non solo in quanto volano di sviluppo ma soprattutto «perché Viterbo deve essere pronta per la sfida a capitale europea della Cultura».
E il presidente del gruppo regionale di Fratelli d’Italia si è detto «orgoglioso che la Regione abbia individuato in Viterbo la prima sede del Festival» auspicando che «l’economia della cultura sia base di sviluppo».
«Fare della Tuscia la nuova Toscana perché la grande bellezza di Roma non deve offuscare quella dei territori». Punta in alto l’intervento dell'assessore regionale Silvana Baldassare che poi, rimarcando che «il turismo si sviluppa essenzialmente dalla cultura», ha esortato a valorizzare i Cammini in vista del Giubileo che rappresenta «il momento più importante per promuovere le bellezze del Lazio».
A porre un sigillo sulla rilevanza del binomio economia e cultura, il vicedirettore del Sole 24ore Alberto Orioli. «Investire in cultura porta ricchezza - il settore vale il 6% del Pil nazionale - e crea occupazione di qualità. E ha un effetto moltiplicatore: un euro investito genera 1,8».